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La favola di Arnaldo Sentimenti, portiere modenese che si innammorò di Napoli

La breve nota scritta da Valerio a proposito di suo nonno Arnaldo Sentimenti, indimenticabile portiere del Napoli, quando si incontrava con Zoff, mi spinge a proporre, soprattutto ai Napolisti più giovani, la storia di un uomo straordinario così come l’ho riassunta nel mio libro “La grande storia del Napoli”. E’ uno spaccato sul calcio di altri tempi dal quale venivano fuori anche storie delicate. Una bella storia è quella di Arnaldo Sentimenti II, di una famiglia di contadini e calciatori modenesi.

Mi piace sempre proporla perché un affetto spontaneo mi lega a lui pur non avendolo visto giocare e perché è proprio una bella storia. Ecco.

Questa è la favola di Arnaldo Sentimenti, portiere modenese che si innamorò di Napoli e a Napoli trascorse tutta la sua vita in una bella casa al Vomero, la collina dove visse per più di sessant’anni, dal 1934 al 1997.

I cinque fratelli Sentimenti, figli del bracciante Arturo, divenuti calciatori per sottrarsi a una vita da contadini, vivevano al limite della sopravvivenza a Bomporto, un paese emiliano di cinquemila abitanti tra vigne di lambrusco, campi, uno stradone, il ponte sul Panaro e l’orizzonte piatto della pianura. Il pallone li portò oltre il ponte, un po’ per passione, un po’ “per vedere qualche lira”.

Arnaldo era il secondo dei nove figli di mamma Augusta, soprannominato “Noci” in famiglia. Cominciò a giocare nella Pro Calcio di Bomporto e, in una amichevole a Modena, lo notò Garbutt. Era il 1934 e Arnaldo aveva vent’anni.

“Verresti a fare un provino a Napoli?” gli chiese Garbutt. “Ci vengo anche a piedi” fu la risposta. Pochi giorni dopo, ebbe la lettera di convocazione del Napoli e un vaglia di 500 lire. I Sentimenti non avevano mai visto tanto danaro.

A Napoli, il presidente Savarese gli propose 900 lire al mese più vitto e alloggio in una pensione del Vomero. Poi il presidente gli disse: “Ti do a parte mille lire per comprarti un abito, un cappotto, delle camicie e un paio di scarpe”. Sentimenti si riprese dalla sorpresa e disse: “Io vesto così come sono, le mille lire le manderei a casa che ne hanno tanto bisogno”. E Savarese: “Manda pure le mille lire a casa e vai da Armenio, in via Roma, a comprarti i vestiti con questi altri soldi”.

Arnaldo divenne il beniamino della squadra, coccolato da Garbutt che spesso gli offriva uno sfilatino con burro, prosciutto crudo e mozzarella. Il Napoli giocava all’”Ascarelli”, ma si allenava sul campo del Vomero. Arnaldo Sentimenti cominciò col fare la riserva di Cavanna. Debuttò il 25 novembre 1934: Napoli-Brescia 2-0. La sua “bestia nera” fu l’argentino della Roma Guaita che gli fece tre gol al “Testaccio”.

Nel campionato ’35-’36, il Napoli stava vincendo ad Alessandria 2-0. I piemontesi rimontarono e Sentimenti, incassati due gol, venne espulso. Il Napoli alla fine vinse 3-2. Negli spogliatoi, premio partita di mille lire per tutti, tranne per Sentimenti. “Non le hai meritate” disse il presidente Savarese. Intervenne Sallustro: “Presidente, le mille lire che spettano a me le passo a Sentimenti, io gioco gratis”. Savarese si commosse e, dopo che Attila dette il suo premio al portiere, dette mille lire a Sallustro.

Lauro lo prese in simpatia. Una volta che il Napoli vinse sul campo del Genova, campionato ’36-’37, in porta giocò Mosele. Sentimenti era riserva e, nello spogliatoio, dopo la partita, un dirigente gli consegnò una busta con mille lire dicendogli: “La persona che ti manda questo non vuole che si faccia il suo nome”. Era stato Lauro, fiero della vittoria in una città di armatori come lui. Lo stesso Lauro un giorno gli disse: “La Juve ci offre 200mila lire e a te dà un ottimo ingaggio. Se vuoi andare, vai. Ma se rimani mi fa piacere”. Sentimenti non ci dormì la notte. Il giorno seguente andò da Lauro e gli disse: “Rimango perché Napoli per me è come una seconda mamma”. Nella stessa settimana trovò in segreteria una busta con cinquemila lire e un aumento di stipendio.

Cominciò ad essere un portiere pararigori. Ne parò a Bernardini e a Piola. Nel 1941-42 parò sei rigori di fila, serie interrotta da un memorabile episodio. Al Vomero arrivò il Modena, in porta Lucidio Sentimenti, il quarto dei fratelli. Il Napoli passò in vantaggio, poi l’arbitro assegnò un rigore ai modenesi. Nessuno voleva batterlo temendo le “magie” di Sentimenti II. Allora si presentò sul dischetto suo fratello Lucidio. “Che cosa sei venuto a fare, tanto te lo paro” gli urlò Arnaldo. E Lucidio, di sei anni più giovane: “Tiro forte, non metterci le mani che te le spezzo”. Tirò e fu gol. Dieci minuti dopo, l’arbitro assegnò un rigore anche al Napoli. La folla si mise a gridare: “Cherì, Cherì, tiralo tu”. Lo tirò invece Verrina e fu 2-1.

Quel soprannome di “Cherì” gli fu dato dopo che Sentimenti, al Teatro Diana, si era incantato ad ascoltare una soubrette francese che cantò una canzone intitolata proprio “Cherì” e che lui prese a cantare di continuo.

Altre otto volte, Sentimenti II giocò contro i suoi fratelli. La prima volta nel ’38-’39, Napoli-Modena 0-1, in porta Sentimenti IV. Nel ’39-’40, Napoli-Modena 1-0, nelle file emiliane Sentimenti III. Nel ’41-’42 tre confronti: oltre a Napoli-Modena 2-1, Juve-Napoli 1-1 e Napoli-Juve 4-1 con Sentimenti III nella squadra bianconera. Nel ’45-’46 Juve-Napoli 6-0, nel ’46-’47 Napoli-Juve 3-3 e nel ’47-’48 Napoli-Juve 0-0 sempre con Sentimenti IV nella porta juventina. Nel ’47-’48, in Modena-Napoli 1-0, giocò nella squadra modenese Sentimenti V. Tranne Lucidio sul famoso rigore, nessun altro fratello segnò ad Arnaldo.

Nella partita Torino-Napoli 3-0 del ’38-’39, Sentimenti prese un gol da Raf Vallone che fece poi l’attore cinematografico. Piola gli segnò 9 gol in cinque partite. Gabetto col Grande Torino gliene fece 6, il centravanti milanista Boffi 5. Gli altri andavano speso in bianco contro Sentimenti II. Dai compagni subì quattro autoreti.

“Cherì” divenne un perfetto vomerese, il quartiere che non abbandonò mai. Sposò una napoletana ed ebbe due figlie, Maria Rosaria e Luciana. E’ stato uno dei giocatori più amati della storia del Napoli. In 12 campionato, dal 1934 al 1948, giocò 227 partite.

Mimmo Carratelli

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