Se avessi deciso di andare a lavorare sarebbe stato meglio. Ho la pressione alta e l’attesa col Chelsea la sposto (tento di farlo) sui preparativi alimentari. In tribuna divano c’è un minimo turn over. Michele fa il suo esordio e in tutta sincerità lo schiererei nella difesa a tre, con Dario e Antonio. Con un atto d’imperio mi riapproprierò della poltrona rossa. Franco ha preteso di portare due teglie di pizza: una margherita in dodici tranci, l’altra teglia metà bianca funghi e prosciutto, l’altra metà salsicce e friarielli. Ma prima, rigorosamente (avverbio non casuale) patatine e arachidi.
Il vero problema è la gestione dei tempi. Lo “spasso” (patatine e noccioline) è lì sul tavolino. Ma quando servire le pizze? Io propenderei per l’intervallo. E la platea? Pederbaby e pedermoglie vorrebbero che il sottoscritto gestisse tutto l’aspetto enogastronomico ma stavolta non ce la faccio. Sono troppo teso. Mi concentro sull’eno. Falanghina delle Cantine Farro e Aglianico del Taburno, Birra Heineken, acqua Lete e acqua vera. Se Lavezzi e Cavani risponderanno positivamente alle mie sensazioni, c’è in frigo un Asti Cinzano da accompagnare alle chiacchiere e sanguinaccio di Bellavia al Vomero. Ma per i miei amici il colpo epatico finale è sul goccetto finale: distillato di mela annurca, Borsci, limoncello, grappa bianca e nocino Leanza. Napoli, batti il Chelsea e fammi ubriacare. Villas Boas, sei solo chiacchiere e distintivo. Anzi no, chiacchiere e sanguinaccio.
Giuseppe Pedersoli