Ogni gol, una pistola. L’uomo dalle 101 pistole. Così l’ha definito Mimmo Carratelli. Grandissima espressione. Che fotografa perfettamente il nostro centravanti. È in Italia da cinque anni l’uruguaiano devoto, e tanto ha segnato: 101 gol. Nel Napoli, tra campionato e coppe, 64. Debbo per forza appellarmi a Liguoro e Carratelli: io uno così prolifico non me lo ricordo. Un campione, secondo me uno che potrebbe diventare anche un fuoriclasse. Sicuramente un marziano, un calciatore che ha portato a Napoli il concetto di abnegazione, sacrificio, umiltà, spirito di squadra.
È lui, Edinson Cavani la stella del Napoli. In qualsiasi altra città sarebbe osannato. Da noi, purtroppo, vanno di moda le serpentine inutili, la vacuità, la furbizia. E quindi a Napoli un attaccante che il primo anno segna 26 gol e il secondo 22 (con tre rigori sbagliati) in fondo ha solo fatto il suo dovere. Che sarà mai rispetto a corse tanto ostentate quanto improduttive?
Dovrebbe andarsene lui, a fine anno. Lui, l’unico con la mentalità vincente, l’unico che davvero sa cosa vuol dire sacrificarsi per raggiungere un obiettivo. C’entra poco con Napoli e i suoi tifosi. E infatti la scorsa estate, dopo averci portato in Champions, subì l’umiliazione di uscire per penultimo nella partita di presentazione della stagione. Dopo di lui, il napoletano, colui il quale i tifosi riconoscono, colui nel quale i tifosi si specchiano. A lui tributarono l’ovazione più grande. Napoli. Tu, Edinson, sei del Sud ma non abbastanza. Sei diverso. E non te lo perdonano.
Massimiliano Gallo
Cavani, un campione col peccato di essere un meridionale diverso
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