C’è una cospicua dose di infantilismo che caratterizza il mondo del calcio, soprattutto nel rapporto con i tifosi. In questo, l’ho sempre detto e lo ribadisco, apprezzo l’onestà intellettuale del presidente De Laurentiis che di fatto sin dal primo giorno ha lasciato chiaramente capire che per lui i tifosi sono utenti. Spoetizzante quanto si vuole, ma sincero. Tratta i tifosi da adulti. Il Napoli va in Champions e lui mette i distinti in vendita a cento euro, tanto conosce i suoi polli. E si conta i soldi.
Perché ora questo discorso? Perché mi è venuto da sorridere nel leggere gli sforzi che stanno compiendo il Napoli e Marek Hamsik per provare a smentire una dichiarazione tanto spontanea quanto condivisibile dello slovacco all’indomani della sconfitta interna con l’Atalanta. “A questo punto il terzo posto è svanito”, scrisse Marek sul suo sito. Apriti cielo. Come si è permesso? “Da lui non me lo sarei mai aspettato”. “Allora non ci tiene alla maglia”. “Ma no, la frase è frutto di un’errata traduzione”.
Mi domando: perché ai tifosi piace essere trattati da stupidi? Perché i calciatori non possono liberamente dire quello che pensano? Da anni Lavezzi sfugge alla domanda se resterà qui a vita. Intelligentemente l’ha fatto capire, ha detto più volte che a Napoli sta bene ma una eterna promessa non la farà mai perché rischia di rivelarsi fasulla. Eppure quando lo ammise in un’intervista a Fabrizio Cappella, il Napoli provvide subito a far rientrare la polemica con un’intervista riparatoria.
In fondo il mondo del calcio e di noi tifosi è l’unico che sfugge alle regole del mercato. Sembriamo la protagonista del film Goodbye Lenin, che va in coma e si sveglia mesi dopo la caduta del muro. Il figlio, per evitarle ulteriori traumi, cerca di farle credere che nulla sia cambiato. Un film lieve, gradevole, ma anche profondo. Ecco, così sembriamo noi tifosi. Se non ci fanno fessi e contenti non andiamo a letto soddisfatti.
Massimiliano Gallo
La corsa alla smentita di Hamsik e noi tifosi che amiamo essere fatti fessi e contenti
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