Gli addii nel mondo del calcio non hanno tutti la stessa intensità. Gioco che smuove non solo sentimenti ma anche danari (tanti) nel mosaico società-mediatori-calciatori, il foot-ball riserva le vibrazioni emotive, nei momenti del distacco, soprattutto agli appassionati, che nelle prodezze pedatorie riescono a vedere particolarissime forme di affetto.Quando un calciatore che ha conquistato il cuore dei tifosi se ne va altrove, i fattori economici, amministrativi e tattici non creano commozione. È il fattore “tifo” che si fa sentire nel rimpianto o nel dispetto per la partenza di un beniamino. Ora è la volta di Lavezzi, che se ne va da Napoli a Parigi smuovendo nostalgie, rabbie o finte indifferenze, nella speranza che poi il suo posto venga occupato da chi sia in grado di raccogliere entusiasmi anche più forti. “È il calcio, bellezza!” avrebbe detto un Bogart tifoso. E dal serbatoio della memoria fuoriescono immagini e sensazioni. Fu il 1956 l’ultimo anno napoletano di Hans Jeppson, grande centravanti che andò via senza poter trasformare in realtà il sogno di uno scudetto sotto il Vesuvio. Erano anni agitati, con lo spogliatoio spesso in fibrillazione, un dualismo improduttivo tra lo svedese e Vinicio, una dirigenza lontana da visioni moderne. L’ultima partita di Jeppson, contro il Padova, finì uno a uno. Luis Vinicio, gran trascinatore, smise la maglia azzurra nel ’59 – ’60 per giocare poi nel Bologna. Ma tornò, e fu un grande trainer. Sivori e Altafini, campioni che smossero sogni e speranze, lasciarono tracce luminose ma lo scudetto non arrivò. E anzi, il possibile primo rettangolo tricolore ce lo tolse proprio Josè con quel suo ingrato gol per la Juventus, a Torino. L’ultima partita di Juliano nel Napoli si giocò con il Milan, uno a uno. Poi anche Totonno tornò e da dirigente ebbe un ruolo importante per l’arrivo di Diego Maradona, che dopo le sue stagioni trionfali andò via nel ’91. Ultimo match al san Paolo, Napoli-Bari 1 a 0 , con rete di Zola. Tanti flash che si affollano, sensazioni sempre vive, in attesa che la campagna acquisti trasformi in realtà concrete le attese per il prossimo futuro, privo dei dribbling e degli scatti fulminei di Lavezzi ma, si spera, con un Napoli competitivo e forte. Tutti aspettano un altro anno del Napoli da alto livello, per continuare un percorso degno di esser seguito, anche senza il Pocho. “È il calcio, bellezza.” Mimmo Liguoro
Da Jeppson al Pocho, quando il calcio è dirsi addio
Mimmo Liguoro ilnapolista © riproduzione riservata