L’ha detto l’agente Mazzoni: “Nella testa di Lavezzi c’è l’idea di tornare”. C’era già stata un’apertura sul tema del presidente De Laurentiis: “Il Pocho è come un figlio, può tornare quando vuole”. E, a ben vedere, lo stesso Lavezzi nella lettera d’addio ai napoletani aveva scritto qualcosa di molto simile: “La porta di un possibile ritorno resterà per me sempre aperta”.
Tre indizi fanno una prova: il pensiero c’è. Ma aspettate un attimo. Lavezzi vuole tornare a Napoli a fare cosa: a trovare gli amici? A mangiare la pizza? A visitare la città come non ha fatto in questi anni? Se è così, bene: il Pocho sulle rive del golfo sarà sempre ben accetto.
Ma se il pensiero è un altro, cioè quello di tornare a Napoli come calciatore, non ci siamo proprio. Meglio chiudere subito l’argomento con un bel niet: non se ne parla. E non per ripicca, né per la sindrome della volpe e dell’uva, ma perché non avrebbe senso. Non ne trarrebbe vantaggio nessuno. Di più: sarebbe un errore per Lavezzi e per i tifosi napoletani.
Insomma, Pocho, ma che vuoi fare, la fine di Shevchenko col Milan? Sicuramente te lo ricorderai: i rossoneri per il campione ucraino si strapparono i capelli, gli organizzarono un commiato in grande stile (anche nel suo caso le “colpe” del trasferimento al Chelsea furono addossate alla moglie) e lo salutarono come si saluta uno che ha vinto il Pallone d’Oro. In maniera epica.
Poi, però, le cose a Londra non andarono granché bene e Shevchenko dopo due stagioni tornò al club di via Turati quando non era più il giocatore per certi palcoscenici (correva il 2008-2009: 18 presenze e zero goal).
E’ questo il ritorno cui stai pensando, Pocho? Hai già messo in programma che magari fra un due-tre anni, quando comincerai ad essere un giocatore cotto e il Psg cercherà chi ti sostituisca a dovere, piuttosto che svernare chissà dove puoi tornare al buon vecchio Napoli? No, caro mio, non va bene.
Torno a dire: non è una questione di acredine, o di inimicizia. Ma l’idea di vederti rivestire la maglia azzurra quando sarai vecchio e barzotto, l’ombra di te stesso nel dribbling e negli scatti, mi addolora. Come addolora tutti i tifosi azzurri che, ti assicuro, preferiscono ricordarti quando eri il funambolo che ha portato il Napoli dal lottare per la permanenza in A alla Champions League. Giovane e bello.
E poi voglio pensare che tra qualche anno noi napoletani ci staremo godendo Insigne, Vargas o chi per loro, che saremo troppo presi dalle polemiche con Tuttosport (che, un giorno sì e l’altro pure, darà il nostro miglior attaccante alla Juve) e dal rinnovo contrattuale dei nuovi campioni, che saremo talmente protesi verso il futuro che sembrerà ridicolo cimentarsi in una qualsivoglia operazione nostalgia. Cioè: noi nel 2015 a pensare a uno che se n’è andato da un pezzo? Ma no, ma dai.
Pocho, hai preso una scelta e te ne diamo atto. Ora guarda avanti: amici come prima, ma non tornare sui tuoi passi.
Altrimenti fai la figura di quello che lascia la fidanzata a giugno pensando di andare a fare bagordi e poi torna a settembre con la coda tra le gambe.
Roberto Procaccini