La premessa è che parto da una sensazione, quindi probabilmente mi sbaglio. Ma ho l’impressione che nel livore dei tifosi fiorentini verso Behrami si possa leggere, in controluce, una certa insofferenza per il Napoli Calcio, o meglio per la sua superiorità.
Mi spiego: nella delusione per un giocatore cui erano molto legati che cambia casacca, il fatto che vada nel club partenopeo è un’aggravante che porta maggiore rancore. Perché se una squadra viene a fare spese dalle tue parti, vuol dire che le sei inferiore. Ed essere inferiore al Napoli, a Firenze come altrove, non è una cosa che non si accetta di buon cuore.
La prima volta che notai un fenomeno del genere fu nell’estate del 2010. All’acquisto di Cavani, non potei fare a meno di telefonare un amico palermitano per commentare il trasferimento. Ecco, dalla chiacchierata emerse che, se c’era una cosa che gli dava fastidio, era l’aver ceduto un gioiellino di casa al Napoli, un club che considerava quanto meno di pari livello.
Allo stesso modo credo che buona parte del risentimento dei tifosi dell’Udinese verso Napoli (a parte un’annosa rivalità tra le tifoserie) dipenda da questioni di mercato. Quagliarella, Inler, ora forse Armero: per i friulani l’idea di essere un “super market” (cit. Larini, il loro direttore sportivo) deve essere amara; ma quella di essere lo scaffale dove attinge anche il Napoli, particolarmente insopportabile.
Insomma, dal punto di vista di noi tifosi azzurri il percorso fatto negli ultimi anni dal Napoli è qualcosa di naturale, un fisiologico rientro nei nostri ranghi. Ma per i supporter delle altre squadre non è così: tre stagioni consecutive tra i primi cinque posti, un trofeo, partecipazione ai campionati europei, non bastano. Siamo dei parvenu, gente che piuttosto dovrebbe stare nei bassifondi della A, se non nelle serie minori.
Quindi diventa difficile accettare che un club così possa venire a far spese in casa tua (per non parlare del retroterra di luoghi comuni compresi in un’invettiva come “stai benone nel sudicio di Napoli”). Perché, appunto, significa riconoscere che questo club ti è superiore.
Dal canto nostro, noi napoletani possiamo stare sereni. Significa che, anche se un po’ alla volta, stiamo diventando grandi. E gli altri, seppur non a livello conscio, se ne stanno accorgendo.
Roberto Procaccini