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I napoletani, tanto furbi da passare per fessi

Il napoletano è furbo. E’ credenza popolare che sia così. C’è una città in Italia e nel mondo dove la storia indica con inappellabile sentenza che la furbizia appartenga agli abitanti di questo luogo. E, per certi versi, questa cosa deve pur avere delle motivazioni a cui appigliarsi per essere ormai ritenuta una sorta di tautologia. Quanto erano furbi, ad esempio, quei napoletani che qualche anno fa si rendevano protagonisti in ogni telegiornale (a tutte le ore e per molti giorni) che indossavano una maglietta con il disegno di una cintura di sicurezza. Acuto stratagemma adoperato da alcuni (personalmente li ricordo però solo al telegiornale) per sfuggire alle multe quando diventò obbligatorio l’utilizzo di questo dispositivo di sicurezza.

E quanto sono stati furbi quei politici napoletani che in seguito al tragico sisma dell’80 permisero a  migliaia di aziende del Nord di venire al Sud per cominciare la ricostruzione. Solo cominciare: perchè come ormai la storia ci racconta esistono luoghi dove ancora nulla è stato ricostruito. Per non parlare di quelle aziende che aprirono i battenti in pochi giorni incassando i lauti incentivi statali e per poi dichiarare dopo poco tempo strani fallimenti: tutto sulle spalle della fulgida furbizia dei napoletani.
Furbi anche coloro che votavano Achille Lauro con l’escamotage della scarpa: una donata prima del voto e una dopo. Oggi vale ancora meno il massimo diritto e dovere che la democrazia e lo Stato ci assegnano per partecipare alla cosa pubblica: un biglietto per una partita del Napoli e le urne sono piene di volontari proprio come gli spalti di uno stadio.
Di esempi come questi è ricca la storia della nostra città. Perchè, diciamolo chiaramente, il napoletano più che essere furbo è molto capace di ostentare stupide furbizie. Su aneddoti raccontati con spavalderia da amici e conoscenti che con qualche macchinazione riuscivano a non pagare il biglietto del bus e della metro o a sfuggire al controllore potrei ad esempio scriverne libri interi.
Abitiamo in una città bellissima, ricca di talenti, di intelligenze non comuni. Siamo però capaci di sprecare tutto a causa di un limitatissimo numero di imbecilli. Come quando allo stadio siamo costretti a vedere la partita in piedi sui sediolini (non che la cosa mi dispiaccia più di tanto) perchè poche persone devono guardarla in piedi in prima fila proprio a ridosso della balaustra. Saranno forse cento persone eppure sono capaci di obbligare un intero settore di migliaia di individui a comportarsi come loro.
E allora forse non è che siamo poi così tanto furbi. Ci piace ostentarla la furbizia. E siamo furbi soprattutto tra di noi: in quella legge non scritta del “ti fotto prima che tu fotta me”. Salvo poi essere gentili, ospitali e quasi mielosi con chiunque abbia una parlata forestiera. A patto che, chiaramente, l’ingenuo turista si sottoponga all’esercizio di biascicare qualche frase in dialetto e che ammetta la superiorità mondiale del nostro caffè, della pizza e della mozzarella. Quasi come se avessimo bisogno di qualche sorta di legittimazione da parte di altri dimenticando che questa città è stata uno dei primi centri culturali europei. E non migliaia di anni fa, ma più di recente. Dimenticando che ancora oggi ci sono eccellenze e una qualità della vita che in altri posti possono solo invidiare. Goethe, tedesco di Germania, ne scrisse qualcosina in proposito…
Furbi e simpatici: questo siamo. E poco importa se altri che passano per seri e irreprensibili stacanovisti adottino spesso furbizie ben più ingegnose delle nostre.
Siamo furbi, è vero. E, come accade per i massimi concetti filosofici, ogni aggettivo porta però con sè il proprio opposto. Noi siamo furbi e fessi allo stesso tempo. Proprio come accade per quegli abitanti di altre città che pur non essendo furbi finiscono con esserlo.

Per parlare di calcio, come questo spazio imporrebbe, noi siamo i più furbi e meno furbi della storia. Come quando Carmando racconta in molte interviste del celebre episodio della monetina di Alemao: anche il mitico Salvatore non manca di ostentare la furbizia inutile di noi meridionali. “Gli dissi di restare a terra” – racconta il massaggiatore degli anni d’oro. Salvo omettere che una monetina di 100 lire che ti piomba a distanza sulla testa possa realmente far male una persona a prescindere che il danno lo causi oppure no. Offrendo così il pretesto, in modo sì poco furbo, a tanti millantatori di dire che il secondo scudetto lo abbiamo rubato… omettendo tra l’altro che anche senza quel punto in più in classifica il campionato lo avremmo vinto lo stesso.

E, sempre per restare al calcio, che dire di quando il furboFerlaino racconta dei controlli antidoping di Maradona e dell’uso di pompe e pompette? Anche qui dimenticando che l’uso continuato della cocaina porta dei danni al fisico anzichè dei vantaggi. E che il doping è un’altra cosa: quello serve per incrementare le prestazioni, non per inficiarle. Ma per tanti avventori Maradona era “dopato”… Ignorando la differenza tra “dopato” e drogato: dovrebbero anzi ringraziare che Diego facesse uso di quella merda altrimenti di scudetti ne avremmo vinti almeno il doppio.

Per tornare poi all’attualità: è più furbo il napoletano che ancora oggi viene defraudato di una possibile vittoria? O è più furbo chi quella vittoria la ottiene e poi cerca pure di legittimarsela, di sentirla propria in maniera cristallina in un modo indecente?

Allora, cari amici napoletani, se non diventiamo davvero più furbi forse questi qui che dicono di essere meno furbi e più onesti di noi otterranno il loro risultato. E noi resteremo cornuti e pure mazziati come si dice dalle nostre parti.

Ma, ne sono certo, saremo capaci di usare la nostra lucida ironia e quella simpatia furba di cui abbondiamo. Ce ne vanteremo con la virtù di chi certe qualità sa venderle davvero bene. Rideremo tra di noi. Fin quando non ci accorgeremo che anche gli altri staranno ridendo. Ma non rideranno con noi, rideranno di noi. Di noi furbi che siamo anche così capaci di essere fessi e spesso, purtroppo, pure contenti.

Valentino Di Giacomo

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