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Lo ammetto, non mi è passata. Ma ora voglio solo che il Napoli migliori perché voglio vincere

Lo ammetto, sono preoccupato. Le canoniche quarantott’ore sono passate. Mi sono ripetuto più volte: poi ti passa, poi ti passa, poi ti passa. E invece no. Non mi è passata. Due giorni dopo continuo ad essere d’accordo con De Laurentiis (questo è l’aspetto della vicenda che più mi preoccupa, lo ammetto) e non riesco a digerire quel che è successo.
Sia chiaro, in questo lasso di tempo altre cose sono apparse in maniera più nitida davanti a me. Soprattutto quei due cambi di Mazzarri, tuttora a me incomprensibili. Ma anche altro, come ho già scritto. Cui aggiungerei solo ulteriore timore per Inler, che ancora una volta ha offerto una prestazione ben al di sotto del valore di mercato per cui lo abbiamo acquistato. Diciamo pure che con Inler e Pirlo invertiti avremmo vinto quattro a zero con tutto il guardalinee che comprende il macedone.
Ma torniamo a bomba. Sono cresciuto coi racconti del Napoli da parte di mio nonno e dei miei zii. All’epoca si narrava quasi sempre di sconfitte. E, su tutti i resoconti, due grandi torti facevano capolino più o meno periodicamente: l’Inter-Napoli arbitrato da Gonella e l’Anderlecht-Napoli con gol di Speggiorin ingiustamente annullato per fuorigioco. Da quando ho memoria calcistica, più di 35 anni direi, non ricordo un furto così clamoroso subito dal Napoli. Sarà perché non sono piagnone, sarà perché ho vissuto l’età dell’oro, ma tranne qualche partita a San Siro (soprattutto contro l’Inter) non credo che un arbitro abbia così manifestamente condizionato un nostro match decretando la sconfitta del Napoli.
Detto questo, bisogna andare avanti. E ripartirei dai nostri errori. Dal nostro centrocampo troppo arretrato, dai cambi di Mazzarri, dall’eventuale necessità di qualche ritocco alla squadra. Perché una cosa mi è tornata su con prepotenza dopo la partita di sabato: quest’anno vorrei vincere. Lottando su ogni pallone. Domenica dopo domenica. Con rabbia e furore agonistico. Nei limiti della correttezza, sia chiaro. Ma senza mollare mai. Io così non mi arrabbiavo da una vita.
Massimiliano Gallo

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