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Tra tutte le partenze, io rimpiango quella di Domizzi

Domizzi. Negli ultimi giorni mi capita di pensare spesso a lui. Perché questo calciomercato mi ha costretto a riflettere molto sul concetto di cessione di un giocatore. Il tifoso spesso indulge sul sentimento della separazione, sulla faccenda emotiva. Cosicché certi addii inizialmente sono brucianti.

Ma la vendita di un atleta per una società rappresenta una scommessa, esattamente come un acquisto. Nulla, se non la successiva riprova del campo, può garantire quanto un giocatore sia sopperibile o insostituibile.

Mi sono trovato quindi a riflettere quale, col senno di poi, è stata la cessione più sbagliata o meno indovinata (fate voi) dell’era De Laurentiis, dandomi una risposta che non m’aspettavo.

Seguite il mio ragionamento. Andiamo a ritroso, soffermandoci sulle dipartite illustri. Su quella di Lavezzi si sono già scritti fiumi d’inchiostro e di byte. “Possiamo fare a meno del Pocho?”. Non abbiamo ancora la risposta, ma dopo due partite ufficiali e cinque amichevoli ci sentiamo un po’ più tranquilli. Sopravvivremo senza di lui.

Se per pronunciarsi sul Pocho è ancora presto, figuriamoci su Gargano. Di certo c’è che nel nervosismo che ha accompagnato la cessione del Mota molto ha pesato l’enorme affetto (salvo ulteriori interviste pro-Inter) che non si poteva non provare nei suoi confronti, nonché l’orizzonte asfittico di un mercato in entrata non esaltante. Per quanto riguarda la sua influenza sul campo, ne riparliamo tra sei mesi. Il presentimento è che anche di lui possiamo fare a meno.

E con questo abbiamo chiuso la rovente estate 2012. Guardando al passato, spicca l’affaire Quagliarella. Bene, qui possiamo serenamente dire che l’addio dello stabiese non ci ha danneggiato. Ci ha fatto arroventare i marroni, ma dobbiamo riconoscere che in un colpo abbiamo risolto un problema ambientale e trovato in Cavani un sostituto più che eccellente. Qualcuno obietterà che con Quagliarella in rosa la stagione 20102011 poteva tingersi di tricolore, però… Amen, guardo ai risultati: la nascita del terzetto passato alla storia come “i Tre Tenori” e i 60 e passa gol di Cavani.

L’elenco non è molto lungo. Che ci vogliamo mettere dentro, il prestito di Calaiò al Siena, o quello di Mannini alla Samp? E’roba che all’epoca un po’ fece parlare: per il primo perché simbolo della risalita dalla C1 alla A, e a suo modo personaggio caro ai tifosi. Per il secondo perché autore di più gol nella Samp dei miracoli di Del Neri. Ma, vabbè, possiamo archiviare serenamente i loro addii.

Che rimane? Chi è il calciatore che, anni dopo, forse dovremmo trovarci a “rimpiangere” (ora esagero)? Chi è quello che sarebbe tornato ancora utile alla causa? Ecco, qui la sorpresa, perché mister X, almeno nella mia ricostruzione, fa di nome Maurizio Domizzi.

Proviamo a fare una storia parallela del difensore romano e del settore arretrato del Napoli. Il “Muro del Pianto” (come lo chiamava Auriemma) è diventato un pilastro inamovibile della difesa a tre dell’Udinese di Guidolin. Ha giocato con continuità in serie A e in Europa, contribuendo ai successi della squadra friulana.

Quando Domizzi ci ha salutato nell’estate del 2008 (per insanabili frizioni con l’ambiente, ma non rivanghiamo in gossip e dicerie), mister Reja giocava con la difesa a tre, cosi come avrebbero fatto in seguito Donadoni e Mazzarri. Nei quattro stagioni passate da quell’addio ad oggi, al suo posto (cioè nella zolla sinistra della difesa), si sono avvicendati Matteo Contini, Salvatore Aronica, la meteora Victor Ruiz e oggi Miguel Britos.

Allora, come la mettiamo? Secondo me Domizzi in questi anni ci avrebbe fatto comodo, eccome. In attesa di capire Britos di che pasta è fatto, non possiamo dire di essere migliorati in quel settore. Anzi, il fatto che Aronica, preso da Marino per dare a Contini degno turn over nella stagione dell’Intertoto, sia stato a lungo titolarissimo, la dice lunga.

La peggior cessione degli ultimi otto anni, dunque, è quella di Domizzi. Niente nomi altisonanti o dolori implacabili, ma la concreta abilità da stopper di Maurizio Domizzi. Uno ceduto nell’indifferenza dei tifosi e non ancora sostituito in maniera degna da due direttori sportivi diversi.
Roberto Procaccini

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