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Del Napoli di Catania mi hanno colpito gli occhi da orsacchiotto

Per quei pochi che ancora non avevano compreso appieno il significato della frase idiomatica “pianto alla Maddalena”, la partita di ieri è stata una rivelazione. Sembrava un cartone animato oppure, se gradite un riferimento più letterario, una trasposizione della Fortezza Bastiani. Fossimo rimasti a giocare tutta la notte e fino a stamattina, la porta di Andujar sarebbe ancora inviolata.
Perché? Non lo so. Ho letto tutti i vostri commenti e concordo con chi non drammatizza o addirittura ricorda il Barcellona che ha sbattuto fino a pochi minuti dalla fine sul muro avversario nell’ultima giornata di campionato. Ma quel che mi ha colpito di ieri è stato l’atteggiamento. Come se volessimo entrare in porta senza sudare. Un gioco del pallone esclusivamente geometrico, modello Subbuteo. Faccio una confessione: a me piace, anzi piaceva, giocare così, il calcio come il biliardo. Ma è anche per questo che non ho mai giocato seriamente a pallone.
Il calcio è sudore, grinta, sacrificio, voglia di vincere. Gli occhi della tigre, per ricordare Rocky Balboa. Altro che occhi della tigre, ieri avevamo gli occhi dell’orsacchiotto. Tutti. Compreso Mazzarri, che evidentemente sta seguendo il corso “come diventare Ferguson in dieci partite” e si è atteggiato ad anglosassone senza dire praticamente nulla tutta la partita. Nemmeno la giacca si è tolto. Capisco la preoccupazione per il futuro, Walter, e le tue sacrosante ambizioni, ma chi nasce tondo non può morire quadrato. Levati quella giacca, sbracciati, suda, e facci vincere la partita.
Ma chi mi ha colpito più di tutti è stato il Grande Capo. Edinson Cavani. Ho letto che i giornali gli hanno dato voti discreti, quasi tutti la sufficienza. Ma io ho stentato a riconoscerlo. Dov’erano quella rabbia, quell’ardore che ci hanno fatto innamorare? E poi ha cominciato anche lui a tornare a centrocampo, anche prima dell’ingresso del quarto attaccante. Non vorrei che il Matador fosse turbato da Insigne. Non vorrei che quel gol di Lorenzinho domenica scorsa appena entrato al suo posto lo avesse innervosito. Non vorrei nemmeno pensarlo, perché Cavani è un fuoriclasse, un fuoriclasse che oggi è la star incontrastata della squadra. Eppure qualcosa non mi torna.
Vabbè, facciamo che è stata solo una giornata storta. Può capitare. Ma con gli occhi dell’orsacchiotto non andiamo da nessuna parte. La maglietta, a fine partita, va strizzata. Altrimenti non è calcio.
Massimiliano Gallo

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