Era più o meno la mezz’ora del primo tempo, anzi no, era prima, o no? No, non mi ricordo. Comunque ero concentratissimo, quando gioca la Juve, il Milan o l’Inter, devi valutare tutto e ci si deve focalizzare su ogni dettaglio. Ricordo un cross in area provenire dal lato opposto. La visuale era perfetta ed io ero perfettamente in linea con l’ultimo uomo, Asamoah, appunto. Spolli, se non sbaglio Spolli, sì Spolli, toccò il pallone. Andò sul palo e Berghessio segnò a porta vuota. Tutto corretto. Niente da rilevare. Guardai Andrea (Gervasoni) e si tornò al centro del campo.
Prima di giungervi, fui investito da un’onda anomala. La panchina bianconera mi assalì, urlando convinta “è fuorigioco, è fuorigioco, è sicuro”. Volò anche qualche parola grossa, ma non capii più niente. Nei loro occhi v’era la certezza di chi aveva visto. Mi dissero che c’era stato un altro tocco oltre quello di Spolli e continuavano a ripetere che il fuorigioco fosse netto. Beh, qualche dubbio iniziò a venirmi. Quale tocco? Non ho visto niente? In un attimo ho pensato a ciò che avevo combinato e giá vedevo il mio nome sulle prime pagine dei quotidiani sportivi del giorno dopo, con la gogna giá bella che pronta. Eh, che dovevo fare? Che avreste fatto al posto mio? Avvisai Andrea di aspettare e chiamai subito Nicola chiedendogli: “Nicò, qua mi stanno dicendo di un tocco, io non l’ho visto, tu?” Rizzoli mi confermò il tocco di Lodi e che secondo lui Berghessio fosse oltre Asamoah e io a quel punto dovevo scegliere. Loro continuavano a gridarmi dietro le spalle ed io ormai ero nel pallone. Scelsi di farmi meno male. “E’ fuorigioco” dissi ad Andrea. Lui mi guardò cercando rassicurazione. Mi mostrai convinto ma non lo ero per niente. L’ambiente si surriscaldò e solo dopo poco mi confermarono l’errore.
Signor giudice, si metta nei miei panni, che avreste fatto al posto mio? Lo so, avrei potuto rimediare sul fuorigioco di Bendtner, ma io quello davvero non l’ho visto, mi creda. Non ci vedevo più già da tempo. Non avrei sopportato un’altra furia passando davanti la loro panchina. E nel dubbio, ho scelto per la seconda volta di farmi meno male. Signor giudice, è un dato di fatto. Possiamo girarci intorno quanto vogliamo. Al peggio della questione, alla fine mi diedero un paio di settimane di stop, a prescindere dalle polemiche. All’epoca funzionava così. Mica sò scemo. Poi si ricorda come andò a finire, no? Come dite voi a Napoli: a tarallucci e vino, eh. E poi mi chiedo, io ci tenevo alla mia carriera, lei no?”
Deposizione di Luca Maggiani al maxi-processo “Vincere non è importante, ma è quello che conta” sulla mentalità juventina.
28-10-2024
Gianluigi Trapani