Cavani è un cannibale, per chi come me ha ricordi ciclistici che rimandano a Eddy Merckx. Possibile che nessuno ancora se ne sia accorto? A parte, ovviamente, Lorenzo Insigne, magnifico virgulto che Mazzarri tiene ben chiuso in una teca di vetro, manco fosse un santo da non sprecare sull’erba moribonda del San Paolo. Il mistero dell’intervista di Insigne alla Rosea del tempo che fu, oggi mortificata da un Direttore ex enfant prodige di altri generi cronistici, è un falso che attesta un fatto vero, secondo me. Un po’ come la storia del falso dell’Unità sulla trattativa tra Servizi, camorra, Br e Dc per liberare Ciro Cirillo. Alla fine si rivelò tutto vero, verissimo. E ci avviciniamo al punto. Il fantasma del Cannibale belga l’ho visto per la prima volta durante Napoli-Lazio. Magia del virgulto Lorenzo, contitolare di una staffetta-tormentone col Macedone, fallo e l’arbitro che indica il rigore. In quel momento il risultato era Cavani tre Lazio zero. Un clima da fiesta naposudamericana. E ho pensato: “Adesso Cavani l’evangelico buono fa la carità a Lorenzo e gli fa tirare il rigore”. Invece no, l’Edinson che predilige il motto biblico “semplici come colombe e forti come aquile” (la troverete nella sua biografia in libreria) ha fatto il bulimico e Dio l’ha punito. Rigore sbagliato. Un Cannibale, appunto. Tipo, anche, il serbo-svedese Ibra. Per me i dettagli sono un’ossessione. Un tempo mi torturavo con l’incomunicabilità tra il Pocho e Quaglia. I due non si cercavano mai. Era palese. Il Cannibale, invece, è più subdolo. Su una ripartenza, sempre con la Lazio, ha sbagliato un appoggio facilissimo per Insigne proiettato già in porta. Una roba elementare. Eppure l’ha cannata, come si dice a Roma. Archiviata la Lazio, non ho più pensato alla guerra unilaterale scatenata da Cavani contro Insigne. Mi è rivenuta in mente, leggendo Walter sul Corriere della Sport: “Ammiro Hamsik perché non gioca mai per se stesso”. Marek non Edinson. Altri indizi sulla mania dell’uruguagio di divorare gli altri li ho trovati sparsi tra la Waterloo di Eindhoven (non ha dato la mano all’avversario dopo un’azione, sempre lui il cristiano dichiarato in campo) e la marcia casalinga contro i bianconeri del Friuli. In quest’ultimo caso ha sciupato una punizione perché in quel momento il suo score era ancora a zero. In campo, ovviamente, c’era Insigne che quei calci li sa battere un milione di volte meglio di Cavani. Per me la storia è questa. Spero solo che il Livornese sappia gestire il rapporto del Cannibale con Insigne e il resto della squadra. L’immagine del clan sudamericano sgominato come una banda di narcotrafficanti è troppo recente e a me fa ancora male, più per il Pocho che per Gargano. Quanto a Cavani, da ex dalemiano, dico che il Cannibale è un falso buono come un altro Walter, stavolta Veltroni. La sua faccia scavata, scrisse una volta il Mattino, ricordava Eduardo e Massimo Troisi. Se la meriti, allora, la sua faccia scavata. Non è da Cannibale, uno che mangia troppo e divora i più piccoli. Fabrizio d’Esposito
Il falso della Gazzetta ricorda il falso (vero) dell’Unità su Cirillo. Il tema Cavani cannibale e finto buono esiste
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