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Quest’anno l’Europa League per noi vale quanto il Viareggio

La Giuve è la squadra più forte. Lo sarebbe anche se, da qui alla fine, non venisse più arbitrata da Mazzoleni. È la più forte ed è la favorita perché è campione d’Italia e perché non perde in campionato da tempo immemore. È la favorita perché ha una rosa più ampia e competitiva, è abituata a gestire i momenti di euforia e vince. La sconfitta non le appartiene, così come le critiche, le pressioni e l’atmosfera grigia che ruota intorno ad essa (salvo gli incubi della notte di Roma, ovviamente).

Il Napoli, d’altro canto, è attualmente l’unica formazione che riesce a tenere il passo dei favoriti, ribattendo colpo su colpo, come accaduto ieri.

Probabilmente, il livellamento verso il basso di questo campionato ha agevolato ma è altrettanto indubbio che la squadra sia cresciuta tanto rispetto a non troppo tempo fa. La capacità di soffrire, senza mai abbattersi, e in questo credo che Valon sia una splendente icona, la consapevolezza di poter segnare anche nei momenti peggiori e, diciamolo, una difesa molto più attenta, hanno aggiunto caratteristiche che prima si notavano non con questa costanza.

La crescita è in Hamsik, sempre più e finalmente, uomo-squadra, tanto che ogni pallone ruota intorno ai suoi piedi fatati. È in Zuniga che ha imparato a fare le diagonali, benché le danze siano ancora troppe. In Inler, se giocasse sempre come ieri (eh!). Ed è negli innesti di Gamberini e Valon. (Cavani non l’ho menzionato, solo perché lui è giá grande, pure se non tocca palla), oltre al contributo di tutti. La crescita della squadra c’è, esiste. Di certo, però, e qui ci sarebbe da colmare uno dei gap più ampi con i bianconeri, il resto del gruppo ha dimostrato di non essere allo stesso passo degli altri. In Olanda è emerso in maniera fin troppo evidente.

Alla luce di quanto visto, ho provato delusione e non volevo credere che ci fosse un divario tanto netto tra squadra A e squadra B e tra squadra B e Psv. Ma, allo stesso tempo, mi sono reso conto che considero e assisto alla partita di Europa League come se stesse giocando la primavera. Ci sono rimasto male soprattutto per coloro che generalmente rappresentano le alternative più accreditate ai titolari. Hanno dato il nulla, non aiutando di fatto nemmeno chi invece ha potenzialità per emergere o prova a farlo. Infatti di quella trasferta salvo solo il turn over. Ecco, appunto.

Due anni fa, ci ritrovammo a lottare per il titolo sino alla sconfitta proprio contro l’Udinese, anche se una spallata determinante ci fu assestata a marzo, nella settimana di fuoco “villarreal-San siro”, in cui perdemmo Filippo e il “panaro”. All’epoca, ero fermo e convinto che la squadra titolare dovesse onorare al meglio l’Europa, che mancava da 20 anni, con i suoi uomini migliori. A Villarreal si adottò un semi turn over e perdemmo (immeritatamente), mentre a Milano ne prendemmo tre: demmo la colpa all’arbitro (Rocchi per l’occasione), ma in realtà non scendemmo mai in campo.

Ecco, due anni fa, seppur non fosse in programma, demmo l’impressione di poter lottare fino in fondo per il titolo, ma scoppiammo prima del rush finale, senza energie (come lo scorso anno del resto) seppur con una storica Champions in tasca. Per ritrovare poi un Napoli che ha lottato per quelle vette, dobbiamo aprire il cassettone dei ricordi della gloriosa epoca.

Tutto questo per dire che a me, e non solo a me, interessa esclusivamente il campionato. La Giuve è favorita, ma noi per ora siamo lì, e nulla può essere lasciato al caso. Se ci fossero le condizioni per approfittarne, noi dovremmo essere pronti, senza altri pensieri, acido lattico superfluo e questo trofeo europeo che può servire al nostro obiettivo prioritario, solo se considerato come il campionato Primavera o un Viareggio da cui attingere risorse utili per la squadra e cercare di far crescere i giovani. Mi auguro che anche in Coppa Italia giochino gli stessi 11 di Eindhoven oltre le restanti partite dell’EL.

Da troppo tempo non arriviamo a maggio e io non ho mai visto lottare il Napoli spalla a spalla con l’odiata rivale. Nell’anno del primo scudetto, i bianconeri erano in fase calante e alla fine arrivarono secondi, ma fu l’Inter a cedere l’onore delle armi e poi ricordo la stagione dell’autogol di Ferrario col Perugia, ma c’erano varie squadre a contenderselo, oltre la Giuve. Bisogna retrocedere agli anni di  Vinicio per questo tipo di duello e io non posso averne memoria emotiva.

Per cui l’obiettivo è uno, esiste solo il campionato,  le imprese all’Anfield e al Nou Camp lasciamole agli altri quest’anno, e, siccome non siamo noi i favoriti, ma sono loro, dobbiamo attingere a tutte le nostre capacità emotive e fisiche per essere lì. Tutte. Un voto a San Gennaro e il turn over di San Mazzarri. Fino a Maggio.

Forza Napoli Sempre La 10 non si tocca.

Gianluigi Trapani

p.s. Un amico juventino stamattina mi ha risposto che Lichtsteiner, pur avendo calciato in porta a gioco fermo, non è stato ammonito perché si è scusato subito (Pandev, impari il galateo). Ieri, durante la telecronaca di Sky, verso il quinto del secondo tempo, quando Mazzoleni ha ritardato di qualche secondo il fischio di una punizione per la Giuve, il commentatore ha affermato candidamente giustificandolo: ha fischiato perché Pirlo gli ha ricordato che c’era fallo (e se lo dice Pirlo…). Ancora 12 giorni, un’eternità.

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