Torna il cavallo alato, torna il Matador. Una buona notizia per la riscossa azzurra. Il San Paolo è una fortezza (cinque vittorie su cinque) e non si può sbagliare contro il Torino di Ventura che fuori casa dà il meglio (imbattuto, una vittoria e quattro pareggi). Un gol nelle ultime tre partite (due senza Cavani), il piatto piange, bisogna rilanciare. Inutile girarci attorno, una vittoria è indispensabile per restare attaccati al vertice.
Reduce dal pareggio sul campo della Lazio (1-1), il Torino, palla a terra e ripartenze, non promette nulla di buono. Fuori casa si compatta, arretra le punte per replicare, sfrutta meglio gli esterni. La formula stravagante sulla carta (4-2-4) ripiega sul campo su un più solido 4-4-2. Quarta difesa del campionato, ma ottavo attacco del torneo. La squadra granata, neopromossa, fa fatica a segnare.
Deve sbloccarsi il Napoli che, a Bergamo, ha costruito molto e realizzato niente. Troverà un altro avversario chiuso e, tra i pali, un buon portiere, Gillet. Sarebbe bello andare presto in gol, scacciando ansia e cattivi pensieri. Col rientro di Cavani, Hamsik in momento raggiante ritrova il terminale con cui combinare l’assalto, non deve fare tutto da solo. Insigne o Pandev in coppia col Matador. Deve aggiustare la mira Lorenzinho e avere più occhi per i compagni meglio piazzati dopo avere fatto fuori il difensore con la sua finta impeccabile.
Si va a tastare il grado di forma degli esterni, Maggio e Dossena (Zuniga indisponibile). Sulle fasce il Napoli non è più irresistibile. Però Maggio va migliorando. Per Dossena gli esami con bocciature non finiscono mai. Si aspettano prove convincenti. Sarà match di battaglia. Bisognerà far correre la palla velocemente. La danza lenta del primo tempo contro l’Atalanta ha in pratica regalato un tempo alla squadra bergamasca. Quando il Napoli ha accelerato nella ripresa, gli azzurri sono stati più pericolosi.
Match ad alto rischio per il momento particolare del Napoli che ha perduto audacia e fantasia. Forse fa velo la prima stanchezza dopo la partenza-sprint. Ai centrocampisti si chiede maggiore rapidità nell’impostazione del gioco. Non portare palla, rinunciare al passo in più, vedere subito il compagno che si propone e avere più animo nel cercare il tiro dalla distanza. La difesa del Torino non è avara di distrazioni però fuori ha subito solo tre gol sui nove complessivi. Costruisce poco, ma spazza via.
Il Napoli deve tornare ad aprire il gioco sulle fasce allargando la difesa avversaria e, ora, sul fronte offensivo Cavani assicura movimento e penetrazione. Le chance sono superiori dopo l’esperimento forzato del tandem Pandev-Insigne. Nessuno dei due è una punta vera. Il Napoli ne ha patito riducendosi di molto il potenziale offensivo. Il Matador può riportare ordine e gol.
A metà settimana ci sarà il Dnipro a Fuorigrotta, altra gara all’insegna della riscossa per non abbandonare l’Europa League (sarebbe un peccato). Perciò, ecco due partite che il Napoli non deve fallire. Ha le “armi” per colpire e affondare, ma ci vogliono prove convincenti. Ci vuole il Napoli delle belle giornate, sicuro e spavaldo, con la giusta fortuna dalla sua parte. Dall’America De Laurentiis fa sentire il suo sostegno e la fiducia. Non ci sono nubi sul club, ma occorrono sempre i risultati per allontanare malcontento ed equivoci. Le vittorie sanano ogni smarrimento, smorzano le polemiche, annullano interpretazioni tendenziose sempre pronte quando le cose non vanno.
Si è sognato di giocare per lo scudetto (risparmiandosi in Europa) e il sogno deve continuare dopo avere proclamato che il campionato è l’obiettivo “unico”. Lo scudetto è ancora troppo per questa squadra, anche in un campionato incerto come questo e senza valori assoluti, ma è il traguardo da puntare per arrivare almeno al secondo posto, la meta più realistica per tornare in Champions, la competizione europea che ha fatto sognare.
MIMMO CARRATELLI