Un Napoli che si rifiuta di giocare, sfoggiando come variante tattica una comoda melina per più di un tempo, l’avevo visto in casi rari. Specie poi da quando è proprio Walter a sedere sulla nostra panchina. Al di là dei tanti difetti su cui ci scanneremo ad oltranza, è anche vero che è stato lui ad aver restituito ad un gruppo seppellito un’anima ed una identità persi da tempo così come è pacifico che i giocatori abbiano sempre dato il massimo per lui, a prescindere dai risultati e dalle prestazioni. Il gruppo, la vera forza di questa squadra, l’ho sempre ritenuto saldamente con lui.
Ieri, invece, ammetto di aver pensato male. Una non-partita come quella contro il Torino, mi ha spiazzato. Non può essere una gara che ha potuto volere il mister. E questo mi ha preoccupato. Mi ha preoccupato perché l’ho visto inferocirsi e in campo intanto nulla cambiava. Quello di ieri non ha a che vedere nemmeno col peggior Napoli di Mazzarri. Semplicemente perché non ha giocato. Ricordo partite del genere solo in gare di fine stagione quando le compagini non avevano più niente da chiedere o quando il risultato faceva comodo ad entrambe. Per esempio, un Napoli-Palermo di un po’ di anni fa in cui l’uomo dei borghetti fece affari d’oro o un più recente Napoli-Inter che ci regalò la Champions matematica, dove si giocò realmente, o quasi, per una ventina di minuti.
Non posso invece credere che dopo il vantaggio, tutti si siano accontentati di raggiungere quanto prima il triplice fischio, pensando di essere soli in campo. Per 80 minuti gli azzurri hanno scelto di non giocare, se non in quelle rare occasioni in ripartenza quando il Toro ha deciso di offendere. Certo gli episodi. Se Hamsik, dopo aver scartato Gillet, l’avesse buttata dentro e se ad Aronica non gli fosse venuto quel raptus, oggi parleremmo d’altro. Che l’importante sarebbero stati i tre punti e che la prestazione complessiva ed individuale le avremmo valutate in un secondo momento e sotto un’altra ottica. Invece siamo qui ad analizzare una risultato negativo di una partita che in realtà il Napoli non ha giocato e non ha voluto chiudere.
A questo punto, non so che pensare. Non ci si può permettere di gestire una intera partita con la melina, quando sai che sui calci da fermo si hanno difficoltà e che nella difesa non ci siano i piedi di Thiago Silva o Scirea. E poi mi chiedo: seppur l’idea fosse stata quella di amministrare il risultato, cosa che tra l’altro proprio non è nelle nostre corde, perché tenere in mezzo al campo un uomo che non ha i tempi, i piedi e il cervello per farlo? Perché tenere Inler,che sarà pur lento e fuori forma, ma che è l’unico in rosa ad avere queste caratteristiche, seduto per più di 80 minuti in panchina? Non mi capacito.
Così come non credo che il problema sia stata la tattica ultra-difensiva di Ventura ad impedirci di giocare. Le fasce erano ben coperte, certo, anche perché i nostri laterali risultano le ombre di loro stessi, il lancio lungo di Cannavaro è stato anch’esso ben controllato e poi? Non voglio credere che basta stoppare Maggio e Dossena e fermare i lanci dei nostri difensori, ed è finito il Napoli. Per cui non ci è restato altro che fare la melina ed attendere il 90*. Non è possibile.
L’unico a farsi vedere, a tentare di creare qualcosa è stato Hamsik. Ma ha predicato nel deserto. Con Cavani impegnato a farsi un cuore così come mediano insieme a Valon e con il fantasma di Pandev e con i due esterni, lo ripeto, alla canna del gas, Marek ha provato a dare luce, ma il pallone da quelle parti, per scelta o per paura, ha veramente gravitato col contagocce.
Sono preoccupato e se non fosse per la notizia dell’intervento chirurgico a cui è stato sottoposto il mister, per la prima volta da quando è a Napoli, avrei pensato male del rapporto con i suoi giocatori.
Ho sempre difeso Mazzarri, e continuerò a farlo, quando riterrò come a Torino o come per il turn-over, che le sue scelte siano, secondo il mio modesto parere, giuste e coerenti, ma ieri qualcosa mi ha stranito. E non parlo del povero e sfortunato Aronica, ma dell’atteggiamento, della mentalità, di un’anima che non si vede più, della scelta di non giocarsela e di non chiuderla contro il Torino di Glick e Vives.
Ora si fa largo l’ipotesi che in questi ultimi periodi, anche a causa di altri problemi, sia troppo stressato e non ce la faccia a reggere la pressione e che i calciatori ne risentano. Non lo so, verificheremo a Genova, che è sul ciglio del burrone, se queste teorie abbiano un seguito. Se così fosse, Walter, per questo periodo di recupero, potrebbe riposarsi inventando di essersi venduto un paio di partite 5-6 anni fa. In questo modo, si farebbe squalificare sino a fine stagione, si sottrarrebbe dallo stress dei media e dall’ambiente esterno e intanto potrebbe curarsi e continuare tranquillamente a fare il suo lavoro. È testato. Walter patteggia, reagisci e guarisci. Ricordiamoci poi che siamo a novembre, non a maggio.
Auguri al mister.
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca.
Gianluigi Trapani