“The best is yet to come”, il meglio deve ancora venire. Così Obama, con uno slancio vagamente tamarro, commentò la propria rielezione, così possiamo noi commentare il momento del Napoli. Perché gli azzurri nelle ultime 6 giornate di campionato sono un treno in corsa, ma senza che alla base dell’exploit ci sia un particolare slancio atletico, di gioco o di alcuni singoli. Anzi, il ciclo di 5 vittorie e 1 pareggio è venuto, ammettiamolo, più all’insegna dell’efficienza che dello spettacolo. Per questo motivo c’è da pensare che quando avremo più magia nelle gambe, ci divertiremo ancora di più.
L’anno scorso, ad esempio, proprio a gennaio fummo protagonisti di una mini-cavalcata simile. Ma fu una serie positiva figlia di un momento di grazia: l’avvicinamento agli ottavi di Champions e l’insolita vena realizzativa di Lavezzi.
Torniamo ad oggi. Il match della svolta di Siena (dalla possibile crisi al rilancio) è uno sciatto 0 a 0 trasformato in vittoria negli ultimi due minuti. Contro la Roma, benché il risultato finale racconti una partita dominata, abbiamo sofferto tantissimo. Col Palermo massimo risultato con minimo sforzo. A Firenze partita equilibrata, a Parma vittoria da grandissime canaglie e col Catania 2 goal con 2 tiri in porta.
Sia chiaro: non è voler sminuire i risultati del Napoli e di Mazzarri. Al contrario, è un segno di grandeur. Da una parte c’è una rosa meglio assortita: l’anno scorso, in un momento di crisi di organico, giocammo a Roma contro la Lazio con Dzemaili nel ruolo di Maggio. Nel preparare l’ultimo match casalingo, invece, il mister, pur dovendo fare i conti con due assenze forzate in difesa e l’infortunio dello stesso Maggio, aveva più soluzioni possibili, e nessuna di queste prevedeva giocatori fuori ruolo. E s’è pure potuto permettere di tenere Inler in panca.
Ma non è semplicemente una questione di rosa. Vincere sistematicamente in maniera cinica è un attributo delle grandi. E’ un cambio di passo in mentalità. Ci siamo più volte chiesti: “Con Mazzarri vedremo mai il salto di qualità che ci aspettiamo?”. Eccolo. Siamo passati dall’epoca degli assalti all’arma bianca, delle imprese più grandi di noi, delle rimonte impossibili etc. etc., alla calma “capelliana” di chi non ha fretta e impone il proprio risultato sull’avversario.
Per tutte queste ragioni, dico, il meglio deve ancora venire. Se adesso siamo bruttini e vincenti, il giorno in cui avremo un po’ più di velocità, che Pandev riscopre di essere un attaccante e non solo un rifinitore, che Insigne riprende la media goal di Pescara, nel giorno in cui qualsiasi altra riuscita individuale verrà fuori e si sommerà alla nostra efficienza, faremo faville. E i nostri rivali avranno vita durissima.
Roberto Procaccini
Caro Napoli, the best is yet to come
Roberto Procaccini ilnapolista © riproduzione riservata