A leggere il Corriere del Mezzogiorno di oggi sembra quasi una colpa, per chi è tifoso del Napoli, non aver plaudito alla pubblicazione dell’appello per Mazzarri o non averlo sottoscritto. Una intelligente ed accattivante operazione editoriale, forse poco originale, perché ormai l’appellismo ha fatto il suo tempo, ma capace di snidare persino alcuni insospettabili intellettuali che hanno sempre avuto la puzza al naso rispetto al mondo del pallone. Quello che sorprende però nel perentorio corsivo del suo direttore è il richiamo a Maradona ed ai suoi presunti orfani. In tanti siamo diventati orfani, ma purtroppo dei nostri genitori, per il resto c’è solo tanta, sana nostalgia per un calcio che non esiste più. Per quel legame con la maglia e con una città dove il tifo per la squadra è uno stato d’animo trasversale che supera differenze di censo, cultura e ideologie. Una città che meriterebbe perciò chiarezza, rispetto e per lo meno riconoscenza, se non amore corrisposto, ma che invece puntualmente si ritrova costretta ad una mortificante preghiera collettiva per convincere a restare i suoi migliori calciatori ed ancora una volta supplice verso questo allenatore, prigioniero del suo narcisismo, che continua a propinarci amletici ed incomprensibili tormenti primaverili. Sono sempre i mediocri a farsi pregare mai i grandi ed a questo punto c’è da augurarsi che De Laurentiis, facendosi prendere la mano dal suo incontenibile protagonismo, lo accompagni alla porta senza alcun rimpianto. A proposito di veri grandi, è incredibile come ogni volta che si parla di Maradona non si riesca a uscire da luoghi comuni e obsoleti moralismi, ispirati da una strana idea del calciatore-esempio nel campo e fuori. Una tipica sovrapposizione intellettualistica di chi, forse perché non si è mai emozionato davvero entrando in uno stadio, non riesce, o non vuole capire quali sono gli esempi che un giocatore ha il dovere di dare: amore per la maglia, per la città, per i tifosi, per i compagni di squadra; rispetto per gli avversari, lealtà, generosità, coraggio, senso di abnegazione e professionalità e, al di là della sua irrepetibile genialità calcistica, su questi aspetti Maradona vanta grandi crediti con tutti. E’ l’unico, peraltro, che, arrivato a Napoli, ha mantenuto tutte le promesse fatte. Forse è vero che non sarebbe andato d’accordo con Mazzarri, troppo individualista ed innamorato di sé stesso l’allenatore, altruista ed indiscusso leader carismatico Diego, ma avendo fatto diventare campione d’Italia persino l’anonimo Bigon, avrebbe finalmente consentito anche al maghetto di S. Vincenzo di conquistare qualche significativo titolo sportivo. Claudio Botti
Noi e l’appello del Corrmezz: sono i mediocri a farsi pregare. Diego non c’entra
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