Il futuro del Napoli è un salto nel buio

Diamoci un taglio. Se ne va. Ha fatto molto, ha fatto tanto, ma ora va via. Buon viaggio, Walter Mazzarri. La conferenza-stampa del sabato ha allungato inutilmente il “mistero”. Dirà tutto dopo questa partita con la Roma. Tutto, che cosa significa? Dirà il perché e il percome. Spiegherà. Questo interessa relativamente. Il Napoli deve cambiare […]

Diamoci un taglio. Se ne va. Ha fatto molto, ha fatto tanto, ma ora va via. Buon viaggio, Walter Mazzarri. La conferenza-stampa del sabato ha allungato inutilmente il “mistero”. Dirà tutto dopo questa partita con la Roma. Tutto, che cosa significa? Dirà il perché e il percome. Spiegherà. Questo interessa relativamente. Il Napoli deve cambiare allenatore e il progetto di De Laurentiis subisce uno stop. Questa è la realtà. Rimanesse, almeno, Cavani. Altrimenti sarà un Napoli del tutto nuovo perché soprattutto la partenza del Matador lascerà un vuoto difficilmente colmabile. Un attaccante da venti gol a campionato non c’è su piazza, e, se c’è, è fuori dalla portata del Napoli. Con un nuovo allenatore, dato e non concesso che si azzeccherà la scelta, si ricomincia daccapo. C’è chi si trastulla sulla tattica, sul nuovo (e più convincente) volto strategico che la squadra potrà avere con un tecnico nuovo. Balle. Sono i giocatori a decidere le partite, la tattica solo fino a un certo punto. E se perdi l’attaccante che la butta sempre dentro, hai voglia di mettere insieme i numerini sulla lavagna tattica.

E’ un passo indietro se perdi il tecnico che ormai sa tutto della squadra, al quale va il merito maggiore di avere creato questo Napoli, e se perdi anche l’attaccante più decisivo. La palla passa a De Laurentiis ed è una palla difficile da giocare. Ci vogliono competenza e fortuna per proseguire sull’abbrivio degli ultimi anni, per restare fra le prime protagoniste del campionato, figurarsi poi in Europa. E’ urgente la scelta del nuovo tecnico per impostare la squadra futura. E bisognerà spendere bene al calciomercato. Con le ambizioni, poi, di una squadra che si chiama Napoli, col carico di passione che la sostiene e la condiziona, con l’attesa di andare oltre la qualità della “rosa”. Non è proprio come il dopo-Maradona, che lasciò oltretutto un club in dissesto, ma quasi. Non basteranno i ritocchi che la continuità del progetto avrebbe richiesto. Ora, c’è bisogno di tutto e di più.

Sovrastata da tanto bla-bla-bla, la sfida con la Roma sfiorisce. Era una partitissima che, in tempi andati, valeva un campionato. Rivalità e storie belle e brutte. Non vale più niente. Non vale per la classifica, il Napoli col secondo posto assicurato, nella stagione-record di Mazzarri, la Roma che affida al derby di Coppa Italia le ultime speranze di guadagnarsi un posto in Europa. Mancherà Totti che è sempre un piacere vedere giocare, ultimo fuoriclasse italiano. Non ci sarà Insigne, squalificato. Per non tradire lo spettacolo (?), le squadre non faranno molto turn-over. Nel Napoli giocano i tre tenori per incrementare il bottino di gol del Matador. Non ci sarà Inler, sorpassato da Dzemaili, la maschera del leone accantonata. Più Armero che Zuniga che, ohibò, interesserebbe alla Juve. Un cordiale saluto a Campagnaro, professionista da applausi. Molte “stelle” in panchina nella Roma: De Rossi, Osvaldo, Pjanic tanto per dire. Sarà la nuova squadra di Mazzarri? Chissenefrega!

Per il Napoli lo sfizio di allungare a dieci partite la serie positiva. Interessa qualcuno? Nelle ultime sei partite all’Olimpico, una vittoria, tre pareggi e due sconfitte per gli azzurri. Senza tante pressioni, il match potrebbe regalare una serata di gol in un confronto a viso aperto. Poi vedremo l’ultima manina di saluto di Mazzarri. Non è la fine del mondo, ma la fine di qualcosa sì. Il futuro è molto incerto e non basta De Laurentiis, che naturalmente vuole un Napoli più forte, a rassicurare le attese. Si teme un salto nel buio. Divertiamoci, se possibile, con quest’ultima partita. Cala un sipario pesante.
MIMMO CARRATELLI

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