Il gioco “nuovo” consente di padroneggiare. Col Borussia e col Milan capiremo dove può arrivare questa squadra “spagnola”

Ci stiamo divertendo. Fugati i dubbi della vigilia sul tutto nuovo nel Napoli perché il tutto nuovo funziona. La squadra c’è ed è proprio quella che aveva in mente Benitez (gran colpo di De Laurentiis). C’è il gioco di Rafa che chiamiamo “spagnolo” per brevità. E’ un Napoli che non subisce più le partite. Le […]

Ci stiamo divertendo. Fugati i dubbi della vigilia sul tutto nuovo nel Napoli perché il tutto nuovo funziona. La squadra c’è ed è proprio quella che aveva in mente Benitez (gran colpo di De Laurentiis). C’è il gioco di Rafa che chiamiamo “spagnolo” per brevità. E’ un Napoli che non subisce più le partite. Le imposta e le vuole dominare. La tensione è questa. Benitez deve avere trasmesso ai giocatori la sicurezza necessaria per osare il palleggio, proporsi, aggredire l’avversario pressando alto, colpire facendo scattare la profondità dopo il giro-palla. Solo un allenatore straniero e un tecnico del calibro dello spagnolo poteva ottenere tanto sfuggendo alla prudenza degli italianisti (prima non prenderle). E’ stata una rivoluzione, necessaria al punto in cui era giunto il Napoli di Mazzarri ma rischiosa. Benitez ha cancellato il rischio. Cambiando tattica, coraggio e mentalità dei giocatori ha raggiunto il primo obiettivo. In un tempo più breve del previsto ha la squadra che voleva su cui lavorare per migliorarla, probabilmente già rodata per la seconda metà di settembre quando il Napoli dovrà affrontare in quattro giorni il Borussia Dortmund al San Paolo e il Milan a San Siro. Abbiamo un Napoli che non va in crisi quando favorisce l’avversario con le topiche difensive (non solo individuali). La partita, per gli azzurri, non finisce mai. La squadra ha il passo per ripartire e vincere. Non si blocca, non trema. La controprova verrà contro le formazioni di maggior livello. Il “vecchio” Napoli “bucava” contro gli avversari medio-piccoli. Quel “vizio” sembra cancellato. I due gol incassati a Verona sono già allo studio di Benitez. La difesa a quattro protegge meglio l’ampiezza del campo, però, forse, due centrali “alti” non sono il massimo dell’assortimento. Ci vorrebbero un “alto” e uno di passo più rapido, Sugli esterni il Napoli ha due giocatori adattati alla fase difensiva, capaci di contrastare sulle fasce, ma poco padroni dell’area di rigore nelle azioni più convulse. Trovare sul mercato un difensore di passo più svelto che non hanno i giocatori “lunghi” come Britos (1,88) e Albiol (1,90) è una necessità. E vorremmo vedere un Reina più padrone della sua area. De Sanctis si esaltava nella “confusione”, lo spagnolo sta un po’ a guardare. Ma questa è l’impressione veronese, passeggera. Pepe non è ancora entrato nel clima campionato. La sosta è poco propizia perché priverà Benitez di tutti i numerosi nazionali che giocano nel Napoli. Perciò il lavoro di rifinitura della formazione procederà a singhiozzo fino al match con l’Atalanta attesa al San Paolo alla ripresa del torneo. Le considerazioni positive, e in un certo senso sorprendentemente positive, superano di gran lunga le apprensioni per ciò che ancora non va, una difesa più elastica e reattiva senza dimenticare che il Napoli di Benitez ha questa “nuova mentalità” di segnare un gol più degli avversari e non “subisce” i rovesci difensivi. Non è più la squadra a strappi furiosi di Mazzarri con le micidiali ripartenze, tema unico. Ragiona di più e “fa” calcio senza “adagiarsi” sull’avversario. Ed è una squadra ricca di nuovi talenti, Callejon tra i meno noti fino a ieri, ma in evidenza nel Real di Mourinho, e vedremo anche Mertens, giocatore velocissimo. Ormai scontate la straordinaria crescita di Hamsik, legatosi con passione alla maglia azzurra, la solidità di Behrami (appannata a Verona), la maggiore partecipazione di Inler. Confermati il talento spudorato di Insigne e la maestrìa di Pandev, mentre Armero e Dzemaili (aspettando di scoprire il Fernandez che riceve consensi quando gioca nella nazionale argentina) sono elementi non solo destinati alla panchina. Benitez sa fare ruotare i giocatori e i ragazzi della Primavera chiamati in prima squadra sono un altro segnale della visione “ampia” della guida tecnica. Higuain, poi, è l’attaccante che ha cambiato la manovra offensiva, lottando, proponendosi, arretrando, allargandosi sulle fasce per “liberare” il fronte d’attacco agli inserimenti delle mezze punte (Inler deve avere più coraggio nel cercare la “mattonella” per il tiro da fuori area). Un campione battagliero che non ha l’egoismo di Cavani e che completa il piano tattico di Benitez.
MIMMO CARRATELLI

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