Gentili Bruno e Caressa,
è del tutto chiaro che non siete in redazione in questi giorni. Non ci siete, siete via, siete (almeno) fuori stanza, se non fuori sede. Come dice Jannacci con l’Armando: «A quell’ora sono sempre all’osteria».
Stanno facendo il giornale «a vostra insaputa», sapendovi lontani, pensate che stendono addirittura un velo di melassa su questa storiella buffa della discriminazione territoriale, la riducono a reato bagattellare, robetta da bar, raccontano che in fondo sussurrare «noi non siamo napoletani» è ironico solfeggio, quel minimo sindacale di sfottò che non si nega a nessuno, neppure a quei simpaticoni della Campania.
Mentre siete via, accadono cose strane, sapete. I vostri notiziari si industriano a creare il clima dolce della pacificazione purchessia, che va tanto di moda. Ci dicono, a noi lettori televisivi, che quei cori esistono da cinquant’anni e che dunque scandalizzarsene è davvero puerile, da anime belle dello sport.
Mentre siete via, e altri ovviamente hanno preso il comando della baracca, in quei notiziari non affiora neppure il sospetto che se quei coretti su Napoli e i napoletani sono extra-territoriali – avvengono cioè in un teatro neutro, tra tifoserie “altre” come sono quelle di Juventus e Milan – un problema di ordine culturale c’è (e scusate la parola impegnativa), Napoli dunque assurge a obiettivo universale anche quando i napoletani non sono presenti fisicamente.
Rientrate immantinente, cari Bruno e Caressa, e riprendete il bastone del comando prima che gli abbonati e più semplicemente le persone civili s’accorgano che un canale sportivo non è esentato dai suoi doveri di attenzione e di intelligenza. In questo caso la tattica, se possibile, è secondaria.
Diversamente gallianiani, no?
buoni giorni,
Michele Fusco
p.s. la lettera al momento non ha ancora ricevuto risposta