La bufala che giochi male le partite che contano è smentita dai fatti. E poi Marek non tradisce mai.
Hamsik c’è sempre
Torino, 31 ottobre 2009. C’è Juve-Napoli. Una partita rimasta nella storia recente del team azzurro. Marek Hamsik segna due gol, tra cui quello della indimenticabile vittoria in rimonta: da 0-2 a 3-2. Villareal, 7 dicembre 2011. Il Napoli si gioca la qualificazione agli ottavi di finale della Champions. Deve vincere. Lo slovacco sigla il gol del 2-0 e mette in cassaforte il passaggio del turno. Roma, 20 maggio 2012, finale di Coppa Italia. Il Napoli festeggia il primo trofeo dai tempi di Maradona. Hamsik suggella anche in questo caso la vittoria con il gol del 2-0.
Le partite più importanti
Tre partite importanti, tra le più importanti, per motivi diversi, del nuovo Napoli di De Laurentiis. Ce ne sarebbero altre. Hamsik in quelle partite c’è, gioca e gioca bene, porta il Napoli alla vittoria. Dunque, la vulgata che vuole il campione slovacco sempre assente negli incontri importanti, tornata in auge dopo la sconfitta di domenica sera contro la Juve (squadra alla quale Hamsik ha peraltro segnato ben sei gol da quando gioca nel Napoli), si rivela per quello che è: una balla.
È vero, l’ultima uscita del capitano azzurro allo Juventus Stadium non si può certo definire soddisfacente. Ma si può dire lo stesso di Higuain, Callejon, Beherami, Inler e della squadra quasi al completo. Invece no, tiro al bersaglio su Hamsik. Dallo slovacco ci si aspetta molto, certo. E molto Hamsik ha dato, in questi anni: ad oggi 277 presenze e 76 gol in maglia azzurra. Come si fa a discutere uno così? Uno che ha saltato in tutto 10 partite di campionato negli scorsi sei anni?
La bugia sulle partite importanti
Sia chiaro, tutto è opinabile. Ma numeri e fatti dovrebbero essere quanto meno un riferimento per chi argomenta della scarsa attitudine di Hamsik agli incontri importanti. Pare proprio che non sia così, invece. E che un sarto un po’ strabico stia cucendo addosso al ragazzo di Banska Bystrica un’etichetta da pavido che non merita. Si leggono addirittura maestri del mestiere prendersela con la cresta dello slovacco che, chinata davanti a Pirlo, diventa “il capriccio goffo di un perdente arrendevole e vanitoso”.
Qui si sta esagerando. Magari Hamsik non è al massimo della forma; del resto ci ha abituati a qualche periodo di evanescenza. Magari il modulo di Benitez, che lo vede spesso interpretare il ruolo di seconda punta, non è il massimo per lui. Ma siamo di fronte all’unico campione giunto al Napoli in questi ultimi anni che non ha considerato la città un semplice scalo verso lidi più agiati. Lo ha fatto Lavezzi. Lo ha fatto Cavani. Lui no.
Lui ha rifiutato squadre più blasonate e probabilmente contratti migliori; ha visto Zuniga firmare un adeguamento più ricco del suo senza mandare il procuratore a fare il tour delle radio locali per lamentarsi; dice di amare la città e di sentirsi uno di noi. Non marca mai visita e fa almeno 10 gol ogni anno. Forse tutto questo a Napoli non basta. Questa città è come una donna sempre in cerca dell’amore sbagliato. Marek però non vi ha spezzato il cuore. Voi provate a non spezzare il suo.
Giovanni Brancaccio