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La serata in cui Napoli ha fatto pace con il Napoli

Abbiamo battuto l’Arsenal 2-0, abbiamo totalizzato dodici punti ma siamo usciti dalla Champions. A tre minuti dalla fine il Borussia ha spazzato via i nostri sogni. Ma ieri sera, al San Paolo, è successo altro. È accaduto qualcosa che va al di là del risultato sportivo che ci ha visti penalizzati. Qui, sul Napolista, abbiamo sempre contestato la retorica del “grazie lo stesso” e se stavolta non lo facciamo vale la pena spiegare il perché.

Si respirava una strana atmosfera ieri sera al San Paolo. Lo stadio non era pieno, anzi, e c’era un clima stranamente dimesso. Non si avvertiva il solito calore. Per nulla. Non sappiamo se la contestazione fosse dietro l’angolo. Di certo in città il clima non era dei migliori. Il tecnico era finito nel mirino di tanti; in conferenza stampa, con la favola di Esopo adattata ai giornalisti, aveva garbatamente dato loro dei coglioni. E sabato scorso un brutto pareggio 3-3 con l’Udinese era terminato tra i fischi. Insomma, le premesse per una pessima serata c’erano tutte.

Benitez ha schierato il Napoli col suo modulo. Lo stesso dell’Arsenal, peraltro. Arsenal, vale la pena ricordalo, primo in Premier League e interprete del miglior calcio d’Europa insieme col Bayern. Rafa ha lasciato fuori Britos, Inler e Insigne; al loro posto Fernandez, Dzemaili e Mertens. Non c’era Reina, infortunato, così come Hamsik e Zuniga. Pronti via, il guardalinee ferma Higuain in fuorigioco. Era regolare la sua posizione. Sarebbe stata un’altra partita. Il Napoli è un’altra squadra. Non attacca a testa bassa, lo fa con raziocinio, intelligenza. In fase difensiva non sbagliamo nulla, è la serata del riscatto di tanti calciatori fin qui aspramente criticati. L’Arsenal tira in porta una sola volta. E non dimentichiamo che l’Arsenal non aveva alcun interesse a perdere: arrivare primi o secondi nel girone fa una grande differenza.

Il primo tempo finisce tra gli applausi. Nel secondo il Napoli preme ancora di più. Confeziona una, due, tre palle gol. L’Arsenal sembra sparire dal campo. Ha solo un guizzo, in contropiede, ed è bravissimo Rafael a uscire a tre quarti di campo scaraventando il pallone in fallo laterale. Higuain sbaglia un gol sotto la curva B. Ma poi si rifa. Un gol da centravanti puro, da fuoriclasse. Spalle alla porta, dal limite dell’area, si gira e di sinistro la mette nell’angolino. Il San Paolo si trasforma.

E qui, forse, dico forse, Benitez sbaglia. Informa la squadra che a Marsiglia sono sull’1-1. L’Arsenal resta in dieci eppure il Napoli non affonda. Benitez spiegherà poi la motivazione: loro sono fortissimi in contropiede. Resta questo l’unico rammarico della serata. Quei dodici minuti di non belligeranza, rotti dalla notizia di Marsiglia. Il Napoli segna il secondo gol (ah, quando Insigne e Callejon se la passano) ma è tardi.

Qui comincia la storia della serata. La partita ancora non è finita e il pubblico già applaude. È come se il San Paolo avesse voluto chiedere scusa per quei fischi di sabato. Per aver dubitato di loro. A quel punto la Champions, la mancata qualificazione, passano incredibilmente in secondo piano. La pace non viene stata siglata sulla base di una vittoria. Troppo facile sarebbe stato. Ma sulla base di una “sconfitta”, di un obiettivo non raggiunto. Napoli ha avuto la conferma che il Napoli può mettere sotto anche l’Arsenal.

Al fischio finale vengono i brividi. Mentre Behrami corre (unico a farlo) negli spogliatoi, la squadra resta tutta sul campo. Il San Paolo applaude. In piedi. Tutti. Senza mai fermarsi. E non distolgono gli occhi da quel numero nove che piange come un bambino. “Sta piangendo?” Sì, sta piangendo. Elloso, forse siamo sciocchi, romantici, poco “cattivi”. Ma il pubblico non se ne voleva andare. Per la prima volta, in vita mia, ho sentito la voce di uno steward: “signori, si chiude”. E noi lì che non ce ne volevamo andare.

Abbiamo fatto pace ieri sera. Questo è successo. E abbiamo avuto la sensazione, forse per la prima volta in questi anni, che c’è un futuro, c’è un domani. Nessuno ha pensato “e quando ci ricapiterà più”. Incredibilmente, la magia è proseguita anche dopo. Con le parole di Aurelio De Laurentiis che ha blindato Benitez, elogiato il suo lavoro, bollato come provinciali le critiche partita per partita. Insomma, ha fatto sentire la sua voce. Ha anche detto che vuole vincere. Ma a noi premevano soprattutto le prime frasi. La società si è fatta sentire.

Ieri sera siamo stati un gruppo unito. Pubblico, giocatori, allenatore, società. Siamo usciti dalla Champions, certo. Ma ci siamo ritrovati. Sembra retorica spicciola ma è la pura verità. Ora, per quel che ci riguarda, la vera impresa da compiere è non disperdere questo patrimonio. Proviamo a non dimenticarla questa serata. Né noi. Né la squadra. Questa eliminazione può essere un nuovo inizio. Può essere la fine della diffidenza. Forse stiamo esagerando, ma era da tempo che non provavamo brividi così. In genere accade nei momenti che segnano una svolta.
Massimiliano Gallo

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