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È cominciato il tiro a Benitez (sport preferito di una certa Napoli)

Non viviamo sulla luna. L’abbiamo vista la partita. Abbiamo perso 3-0 a Bergamo. Per l’occasione Benitez ha schierato dal primo minuto Pandev e Zapata, e ha lasciato in panchina Higuain, Hamsik, Insigne, Jorginho. In campo sia Callejon sia Albiol. Il primo tempo è terminato zero a zero. Giocato normalmente. Sicuramente maluccio se pensiamo a un calcio propositivo e aggressivo. Ma non abbiamo mai rischiato. E, anzi, abbiamo più volte perduto palla a tre quarti campo e sfiorato il gol con Mertens. Nella ripresa, il crollo. Una serie di errori individuali anche marchiani: Dzemaili, Reina, Inler, Fernandez. L’incapacità di reagire (questo sì, un problema vero del Napoli), almeno fino al 2-0. Una sconfitta pesante che acuisce il momento no della squadra di Benitez. Due punti nelle ultime tre partite. Solo due vittorie sofferte in Coppa Italia contro Atalanta e Lazio. Non siamo alla crisi, perché siamo terzi in classifica, ma di certo non è un bel momento. Ne siamo consapevoli.

Insomma, il Napoli sta sicuramente vivendo un periodo difficile. Non stiamo qui a negarlo. A Verona sembrava che fosse nato il Napoli di Benitez e invece da allora la squadra si è afflosciata. Detto questo, bisogna guardarsi attorno e capire che il clima che si respira è francamente eccessivo e per noi anche fastidioso. Siamo una testata on line e i social network li leggiamo e frequentiamo. Non saremo certo noi a demonizzare la rete, la consideriamo uno specchio di quel che ci circonda. I fucili puntati li vediamo subito: dagli opinionisti agli ex calciatori rancorosi.

Non ci toglie nessuno dalla testa che una certa Napoli non abbia mai amato Benitez. Non hanno mai tollerato l’idea che potesse venire uno da fuori e “insegnare” calcio a noi che abbiamo avuto Maradona. Sin dal primo giorno c’è chi lo ha definito “cantiniere”. Poi, ovviamente, nel calcio contano sempre i risultati. E alle prime buone prestazioni, i cantori del Napoli che fu hanno dovuto ammainare le vele. Non sempre eh. Danno il meglio di sé nelle trasmissioni televisive delle emittenti private, come settimanalmente ci racconta Nando Deguti.

Il punto è che Rafa di loro non si cura. E mai si curerà. Nessun giornalista oggi aveva previsto la formazione. Benitez non parla con nessuno. È rinchiuso nel suo fortino di Castel Volturno (a lavorare) e quando esce lo fa solo per visitare le nostre bellezze, per arricchire ulteriormente il rapporto che ha stabilito con la città. Ci ha compresi fin troppo bene, Rafa. Lo ha detto chiaro e tondo ieri, nella conferenza di presentazione della partita, a proposito di Insigne: “Lorenzo sa di aver sbagliato, ma bisogna stare attenti con le critiche. Quando dall’esterno si attaccano i napoletani ci si difende, ma quando i napoletani stessi si attaccano tra loro, che succede?”. Ha capito tutto di noi, in pochi mesi.

Adesso ripartiranno i processi. Ne sentiremo delle belle: “non è adatto al calcio italiano”; “chissà se sa di calcio”; “il Napoli più brutto degli ultimi anni”. Perché ovviamente loro hanno dimenticato tutto: le sconfitte a Catania, quelle col Bologna, col Chievo, i pareggi interni col Torino. Tutto è dimenticato. Napoli, si sa, è così. Incapace di tenere una posizione. Di affrontare i momenti difficili. Sfogarsi, lamentarsi, ironizzare, essere sarcastici ci riesce meglio. Del resto il calcio è considerato anche questo, uno sfogo, in stile Vittorio Gassman ne “I mostri”. Ecco, per noi è certamente un divertimento. Ma è anche un modo per parlare di Napoli. E per osservarla. Abbiamo scritto tante volte delle prime stagioni di Klopp a Dortmund, non certo fortunate. Ma non lo abbiamo scritto per difendere Benitez. Per far comprendere che i grandi risultati nascono dal lavoro, dall’applicazione, dal tempo. Concetti che evidentemente sono estranei a tanti napoletani. O, forse, lo sono solo ad alcuni che hanno più risonanza di altri.

In conclusione, il tiro a Rafa non ci sorprende. Saranno gli stessi protagonisti, al primo cambio di vento, a scrivere cose diametralmente opposte. Qui l’unica cosa che ci preme è che Rafa abbia il controllo della situazione. E che venga messo in condizione di averla. Sempre. Per il resto, le sconfitte e i momenti no fanno parte del gioco. Noi lo sappiamo.
Massimiliano Gallo

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