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Ci voleva un interista (Antonio Polito) per accorgersi della rivoluzione Benitez per Napoli

8 marzo 2014: un quotidiano napoletano – il Corriere del Mezzogiorno – si accorge di Rafa Benitez. Di cosa Rafa Benitez potrebbe rappresentare per Napoli. La notizia c’è. E noi del Napolista non possiamo che annunciarla in pompa magna. Perché, anche se non ci dispiacciono le navigazioni in solitario, l’idea che Benitez cominci a far breccia nelle pieghe di questa città ci regala più di un sorriso.

La notizia arriva proprio da quel Corriere del Mezzogiorno che, un anno fa, chiamò all’appello – ahinoi con successo – imprenditori, intellettuali, persino il cardinale Sepe per chiedere a Mazzarri di restare. Il quotidiano pubblicò un manifesto in difesa dell’illuminismo del tecnico livornese. Opera meritoria ma, come per il Master Mind, era giusto il colore ma sbagliata la posizione.

In questi mesi la stampa sportiva napoletana ha trattato Benitez semplicemente in modo calcistico. E in modo anche piuttosto prevedibile: elogi in caso di vittoria, processi in caso di sconfitta. Un atteggiamento poco comprensibile nei confronti di un allenatore che ha subito mostrato un approccio quantomeno diverso nei confronti della città e del calcio. Il suo interessarsi ai monumenti di Napoli, la sua visita a Pompei, le sue osservazioni sulla nostra incapacità di valorizzare il patrimonio che abbiamo disposizione. Ma non solo. Più strettamente calcisticamente, la diversa mentalità, il tentativo di portare a Napoli – lui noto difensivista – un gioco d’attacco, la libertà concessa ai giocatori finanche la sera prima della partita, una preparazione atletica non più tra i boschi per il cosiddetto fondo. E le reiterate frasi sull’importanza del lavoro, sull’accettazione della sconfitta, sul non deprimersi al minimo risultato negativo. Insomma, un alieno. Che infatti ha ricevuto i trattamenti che ha ricevuto, soprattutto nei salottini tv.

Non è un caso, a nostro avviso, che ad accorgerci della diversità di Benitez sia, in fondo, un napoletano non immerso in Napoli: Antonio Polito. Stabiese di nascita, ha lasciato Napoli trent’anni fa. Non a caso, resta colpito quando un signore arriva in città e dice: “Non dovete sentirvi diversi”. Oggi Polito sul Corrmezz firma un editoriale intitolato “Finestre rotte e Rafa Benitez” in cui scrive che «è stato un piacere ascoltare Benitez snocciolare al Forum del Corrmezz le sue idee par raggiungere il successo sportivo, idee basate sulla programmazione, sulla pazienza, sulla costruzione di un habitat migliore». Poi, in verità, Polito si lascia andare a una botta di ottimismo (si vede che frequenta poco i tifosi del Napoli): «Il fatto che un imprenditore di cultura “globale” come De Laurentiis abbia affidato i suoi investimenti a un manager di esperienza europea come Benitez, sta non solo dando risultati, ma forgiando un pubblico esigente ed entusiasta come sempre eppure anche ragionevole, capace di aspettare, consapevole che il successo non è un miracolo ma una fatica. Oggi si può dire che la cosa che funziona meglio a Napoli è proprio il Napoli».

Vabbè, troppo ottimista. Ma in fondo ha proiettato sui tifosi del Napoli quel che secondo lui dovrebbero pensare. Ci voleva un napoletano non immerso in Napoli per comprendere quel che sta avvenendo. Purtroppo ci voleva un interista.
Massimiliano Gallo

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