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La rivoluzione antropologica di Benitez: «Napoli deve smettere di considerarsi una città diversa»

Prendete questo video del Corriere del Mezzogiorno (me lo ha segnalato Fabrizio d‘Esposito) e mandatelo a memoria. È un video rivoluzionario. C’è Rafa Benitez al forum del Corriere del Mezzogiorno. Parla brevemente della sua esperienza a Liverpool. Ricorda che è stato sei anni lì. Dichiara che in Italia si cambia idea troppo velocemente. E poi parla di Napoli. E regala una frase che andrebbe scolpita nel cielo della città: «Non mi piace quando si parla di Napoli città speciale. È un atteggiamento che va cambiato. Napoli è una città che ha tante cose da insegnare. Sono gli stessi napoletani a dire “Ma noi siamo diversi”. Sarà un problema. Noi invece dobbiamo conoscere gli obiettivi che vogliamo raggiungere. Dove vogliamo arrivare. E lavorare per quello. Non si cambia idea ogni settimana. Alla fine analizziamo quel che abbiamo fatto e decidiamo se proseguire su quella strada o cambiarla».

Ecco. Invitatelo all’Istituto per gli studi filosofici. Lasciate che Benitez parli nelle scuole. E magari gli insegnanti preparino un bel coretto per lui. Quest’uomo incarna una rivoluzione antropologica. Non è un caso, del resto, che susciti tutta questo scetticismo in una città che, fondamentalmente (ossia al netto di Maradona), calcisticamente NON HA MAI VINTO NIENTE. E vive perennemente con la testa rivolta all’indietro. Scetticismo – consentiteci – che riguarda più le cosiddette classi dirigenti che i tifosi “normali”. Al fondo – questo è il mio pensiero – c’è un terrore, il terrore che lo “straniero” possa vincere col suo metodo. E dimostrare, quindi, che Napoli può considerarsi una città normale. E, come tale, vincere. Sarebbe una sconfessione rivoluzionaria. Ecco perché – è sempre il pensiero napolista – “una certa Napoli” (ah, quanto li ha fatti incazzare questa frase) non tollera Benitez. Perché ha pronta la frase all’indomani del fallimento: “Credeva di venire a fare il professore a Napoli. Napoli non è Liverpool. Napoli è diversa e bla bla bla». Questo è il punto. E nessuno me lo toglie dalla testa.

«Napoli non può vincere ogni 25 anni». Altra frase choc pronunciata questa mattina da Benitez nella redazione del Corriere del Mezzogiorno. Insomma, Napoli deve cominciare a considerarsi una città come le altre. NORMALE. Dove è possibile porsi obiettivi e lavorare per raggiungerli. Il che – va da sé – non vuol dire che automaticamente saranno raggiunti. Ma si tende all’obiettivo. Senza lamentarsi. Senza remare contro. Senza recriminare al primo passo falso.

Quello di Benitez è un vero e proprio manifesto culturale. Ed è il motivo per cui noi del Napolista mesi fa scrivemmo il manifesto rafaelita. Ed è per questo che noi stiamo con Benitez. Nella consapevolezza che stiamo vivendo una grande possibilità. E che un ruolo fondamentale lo gioca Aurelio De Laurentiis. Ovviamente possiamo fallire, per carità. Su una cosa, però, forse, dico forse, siamo tutti d’accordo: Benitez, in pochi mesi, ha capito Napoli alla perfezione.
Massimiliano Gallo

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