Le rose e i violini. Il collage dei giornali della settimana.
Dopo le frasi di Marotta ieri sera in due tv, i giornali stamattina certificano l’eccessiva euforia napoletana con poche obiezioni. Roberto Perrone sul Corriere della Sera riferisce la polemica riportando le parole di Marotta: “Siamo rimasti perplessi dalla grande euforia del Napoli: ha dimostrato di vivere la vittoria su di noi quasi con enfasi da provinciale”. E a questo punto Perrone chiosa di suo: “Ognuno festeggia come può”.
Luca Bianchin, sulla Gazzetta dello Sport, ha trovato la spiegazione alla polemica di Marotta. “Benitez ha acceso il fiammifero”.
Dice la sua anche Tuttosport, con un articolo firmato Marco Bonetto e Filippo Cornacchia. Scrivono: “L’amministratore delegato della Juve rincara la dose, prepara la miccia e poi spara il colpo, pressoché inevitabile a seguito di ciò che quel ko, al San Paolo, ha saputo generare”. Pressoché inevitabile. Non poteva farne a meno. Aggiungono: “E così, senza mancare di rispetto al club di Aurelio De Laurentiis, Marotta punta il mirino e il bersaglio”. La miccia. Spara il colpo. Punta il mirino. Il bersaglio. Ma senza mancare di rispetto. Non sia mai.
Il contraltare è sul Corriere dello Sport, dove Antonio Giordano scrive che “per leggere nella testa della Vecchia Signora”, “ci vorrebbe Freud e però anche un pizzico d’eleganza”.
Del resto, già lunedì dopo la partita i toni a Torino sono stati questi. “A certi cretini capita di non saper essere neppure felici”. Marco Ansaldo, su la Stampa, si riferiva ai lanciatori di bottigliette su Pirlo, che nel suo articolo venivano citati addirittura prima di Callejon e Mertens.
Sempre sulla Stampa (la cui casa editrice è presieduta da John Elkann). “Benitez, da Napoli, lo aveva scosso ricordando come nella partita dei fatturati la Juve abbia il sopravvento sul club di Aurelio De Laurentiis, riflessione smentita dalle cifre”. Ma le cifre non smentiscono affatto Benitez. Evidentemente, Guglielmo Buccheri deve averne di sue per dire così. Ma non ce le rivela.
Ancora La Stampa. Massimiliano Nerozzi, nella pagella di Chiellini: “Il prolungato strip-tease, pure per la provocazione di Benitez, gli costa l’assenza sull’azione del gol”. Ah, questo Benitez. lo conosciamo tutti: il solito provocatore.
A proposito di pagelle. Sempre lunedì Nicola Cecere paragona Nainggolan a uno scugnizzo abile a sfilare i portafogli. Ancora sulla Gazzetta, stesso giorno, Sebastiano Vernazza scrive che a Napoli si è visto “un Pirlo falsificato”. La Gazzetta inaugura così lo humour etnico.
Tuttosport, lunedì. Nel fondo del direttore Vittorio Oreggia: “Nella disamina della partita non conta neppure che il gol di Callejon sia stato viziato da una posizione di fuorigioco millimetrico. E non conta neppure che telecronisti e commentatori faziosi lo abbiano ammesso”. Dunque, per Tuttosport i telecronisti di Sky sono faziosi. Mauro, Marocchi e Vialli non bastano.
In realtà, volendo seguire il ragionamento di Paolo Casarin sul Corriere della sera di lunedì, Callejon non sarebbe neppure in fuorigioco. Scrive l’ex arbitro ed ex designatore: “Ha i piedi in gioco e la parte alta del corpo in fuorigioco”. Avendo Callejon segnato di piede, era dunque in gioco.
“Di Juve s’è parlato per un’intera stagione, da queste parti. E si continuerà a discutere di questa vittoria almeno fino all’inizio del prossimo campionato”. Mimmo Malfitano, sulla Gazzetta, racconta Napoli come Goethe l’Italia a fine Settecento.
Edmondo Pinna, sul Corriere dello Sport, gioca invece a fare l’arrotino con Rizzoli, colpevole di aver immaginato per qualche minuto di fischiare un rigore per il Sassuolo. “Invece l’internazionale nato a Mirandola (provincia di Modena, come Sassuolo…) è spesso centrale”.
Emanuele Gamba su Repubblica di lunedì scrive che la sconfitta della Juve “è logico che sia successo a Napoli, con una formazione che pure non ha giocato una partita eccellente: a Benitez è stata sufficiente la normalità”. E’ chiaro che Gamba ha bocca buona. Guarda solo partite dal Clàsico in su.
Infine. Per la serie: i mirabolanti incipit di Massimo Cecchini sulla Gazzetta. “Lo ammettiamo: siamo sicuri che Ray Bradbury, scrivendo la raccolta di racconti “Le macchine della felicità” – pubblicata in Italia proprio 50 anni fa – non pensava al calcio e alle sue altimetrie sentimentali”. Ma se Bradbury non pensava al calcio, allora a noi che ce ne importa?
Il Ciuccio