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Due tifosi del Napoli sotto l’ombrellone

Due tifosi del Napoli sotto l’ombrellone

Miseno, ore 14. Il sole picchia, due passi sul bagnasciuga prima di guadagnare l’ombra. C’è un signore che assaporando un Lemonissimo, si proprio quelle reminiscenze di fanciullezza che ogni tanto si ritrovano nei bar flegrei, sbircia la prima pagina del Corriere dello Sport, ovviamente di un altro. Lui, alto con la sua pelata incurante del sole. L’altro, il proprietario del giornale, seduto su una sdraio mentre apre a tutta pagina il giornale. Sulla sdraio si sofferma sulle pagine interne. Il tipo del ghiacciolo legge il titolo di prima. “Prego?” dice dalla sdraio. “No, no, è che stavo pensando a Higuain”, risponde con il ghiacciolo che cola. “Anche io. Intendiamoci. A me fa anche piacere che abbia segnato e che sia andato in semifinale con l’Argentina, ma non poteva farsi male a un’unghia e tornare prima? Ora tutti lo vogliono. Se ne andrà pure lui. Non che voglia augurargli il male, ma qua ci sta una Champions da conquistare”. Il tipo del ghiacciolo annuisce e ribatte. “Perché il Napoli è ancora fermo sul mercato e Delaurentiiiis non vuole fare carte”.

Cronache semiserie di un dialogo che appartiene a tutte le spiagge napoletane. Da Formia a Scalea passando per Bacoli e Sorrento. Tutto nelle mani dell’uomo in eterno equilibrio tra l’essere Presidente con la P maiuscola e pappone con la minuscola. Lo scorso anno Mertens era un signor nessuno, Callejon uno scarto e Higuain se era forte ce lo davano a noi. Quindi pappone. A fine campionato con la Coppa Italia è tornato Presidente. Quest’anno tutti zitti. Avete presente quei minuti che precedono un match di boxe passati agli angoli dai pugili che ascoltano gli ultimi consigli prima di menarsi? All’angolo blu il perenne insoddisfatto: “Mi raccomando, dagli dentro. Ricorda che la Coppa Italia non serve a nulla. Che De Laurentiis non vuole cacciare i soldi e continuando così non vinceremo nulla. E quando lui non saprà che rispondere, perché sono dati oggettivi. Piazza il gancio: “Cacc’e sord” e lo mandi ko”. Dall’altro lato l’ottimista: “Siamo in crescita. Dobbiamo avere fiducia in Benitez. Abbiamo vinto due coppe Italia e quando proprio lui non sa che rispondergli, ricordargli che sette anni fa eravamo in serie C”. “Ma sono dieci anni”. “Fa niente, per l’immaginario collettivo sono sempre sette”. Gong. Si ricomincia. Dall’angolo blu si alza una voce. “Fernandez, Vargas, ne ha resuscitati una marea”. E il tifoso rosso zitto. Pronto al primo errore per saltare al collo al grido di: cacc’e sord.
Gianluca Agata

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