All’ultimo giro delle palline di Nyon, nella sede elvetica dell’Uefa, il Napoli sbatte contro l’Athletic Bilbao, l’avversario più temuto che potesse capitargli nei preliminari della Champions League. Per giunta il Napoli giocherà la partita di andata in casa (martedì 19 agosto) e il ritorno in Spagna (mercoledì 27).
Nel sorteggio gestito da Gianni Infantino, segretario generale dell’Uefa, e da Giorgio Marchetti, direttore delle competizioni Uefa, sfumavano man mano per il Napoli gli avversari più abbordabili.
Per primo il Besiktas veniva sorteggiato contro l’Arsenal. Al secondo giro lo Standard Liegi veniva accoppiato allo Zenit. Se ne andavano così gli avversari che preoccupavano di meno.
Sfumava anche il Copenaghen che pescava il Bayer Leverkusen. I danesi, l’anno scorso, avevano sorpreso la Juventus al debutto in Champions costringendola al pareggio (1-1) perdendo poi nettamente a Torino (1-3).
Andando avanti il sorteggio, si concretizzava l’incubo basco per gli azzurri. Quarto giro di palline: il Lille contro il Porto. Finale ormai scontato: Napoli-Athletic Bilbao.
I baschi sono stati finalisti di Europa League due anni fa, nettamente battuti nella finale di Bucarest dall’Atletico Madrid (3-0) nel derby europeo tutto spagnolo.
Sul loro campo, lo stadio Mames (53.332 posti), non la cedono a nessuno. È lo spirito basco a tenere unita la squadra, ad ingigantirne l’orgoglio e a farne una formazione di irriducibile combattimento.
L’Athletic Bilbao (uno dei tre club spagnoli a non essere mai retrocesso, con Barcellona e Real Madrid) schiera giocatori in assoluta maggioranza baschi, eccettuato il difensore francese Laporte (vent’anni, 1,90) che però è nato ad Agen, nei paesi baschi francesi. Un sondaggio del 2010 fra i tifosi escluse in modo assoluto (94 per cento) l’ingaggio di giocatori stranieri a meno che non avessero origini basche.
Vincitore di otto campionati spagnoli, l’ultimo però nel 1984, gloria passata, il club di Bilbao gioca con la maglia a strisce bianche e rosse e i suoi giocatori sono definiti leoni, tanto per sottolinearne il coraggio e la combattività senza limiti. Li carica a inizio di ogni partita l’ardente inno basco che, naturalmente, è un inno di battaglia.
L’Athletic Bilbao ha fatto clamorosamente cassa negli ultimi anni con la cessione del centrocampista Ander Herrera al Manchester United per 36 milioni di euro e del difensore Javi Martinez al Bayern Monaco per 40 milioni. Ha perso a parametro zero Fernando Llorente finito alla Juventus.
L’allenatore Ernesto Valverde, un cinquantenne dell’Estremadura, ex attaccante, che da allenatore cominciò ad allenare a Bilbao, però raccogliendo successivamente successi in Grecia con l’Olympiacos (vincendo tre campionati e due coppe nazionali), è rientrato nel club del “leoni” nella passata stagione. Ha allenato anche l’Espanyol, il Villarreal e il Valencia.
Il suo modulo tattico è il 4-2-3-1 con Gorka Iraizoz, 33 anni, 1,89, di Pamplona, tra i pali.
Nella difesa a quattro Andoni Iraola, 32 anni, a destra, con la maggiore esperienza internazionale del gruppo, Mikel Balenziaga a sinistra, centrali Mikel San Josè, uno dei tanti venuti su dalla “cantera” di Bilbao, e Laporte.
Due davanti alla difesa con Benat Etxeberria, un po’ il regista della squadra, e Ander Iturraspe.
A centrocampo, il “capitano” Carlos Gurpegi, 34 anni, che undici anni fa ebbe noia con l’antidipong, anche lui autentico “toro di Pamplona.
Valverde passa però spesso al 4-3-3 avendo nel tridente offensivo due esterni veloci, dribblatori eccelsi, capaci di saltare l’uomo: a destra Markel Susaeta, a sinistra il “gioiello” Iker Muniain, 22 anni, 1,69, altri due prodotti della “cantera” dell’Athletic. Punta centrale Aritz Aduriz, 33 anni, 1,82, sedici gol nell’ultima Liga.
Ma è soprattutto lo spirito basco fortemente sentito l’arma dell’Athletic Bilbao. Soli contro tutti e sempre leoni.
Avversario rognosissimo per il Napoli che dovrà fare gran tesoro della prima partita al San Paolo per reggere il “ritorno” a Bilbao, dove sarà un inferno e, per giunta, un inferno basco.
Mimmo Carratelli