Sono d’accordissimo – ci mancherebbe altro – con Vittorio Zambardino, quell’orribile slogan della Roma andrebbe cancellato d’autorità, ma a chi lo chiediamo? Al mitico e immarcescibile Tavecchio che, magari, lo ha apprezzato e lo adotterebbe per dare più incisività alle sue ambizioni protette dagli autorevolissimi compagni d’armi che vanno a caccia (di voti) insieme a lui?
Azzardare risposte è poco igienico, limitiamoci a riaffermare che il calcio italiano è, ormai, terra di nessuno e, quindi, di conquista per chi ha denti aguzzi. Vedo troppo nero? Può darsi, ma sta di fatto che a tutt’oggi per l’agguato mortale a Ciro Esposito ha pagato solo Napoli, cioè la città “vittima”. Siamo al sonno della ragione e della giustizia e per questo ho molto apprezzato la lezione di straordinaria compostezza e dignità offerta dal San Paolo nel prologo di Napoli-Paok. Al centro dello stadio Antonella, la mamma di Ciro Esposito, ha fatto breccia nell’indifferenza e ha indicato la strada da seguire. Poche parole, risolute e dolci allo stesso tempo, è riuscita a superare il dolore immenso che si porta dentro e ha chiesto di porre fine alla barbarie. Molti hanno pianto, tutti hanno applaudito, mamma Antonella ha conquistato il San Paolo e ha annullato il coro di voci stonate che avevano appena scandito volgarissimi cori antiromanisti.
Abbiamo bisogno di pace, non di vendette, perché il calcio è vita, è gioia: il messaggio va diritto al cuore e riaccende la speranza. A Scampia, negli altri quartieri a rischio di Napoli, ma anche nel popolo marcio delle curve maledette in giro per l’Italia. Non so se è davvero la mamma d’Italia, ho sempre paura delle parole grosse, ma di sicuro, con il suo coraggio e la sua dignità, ha spento la truce arroganza del “branco” che ogni domenica fa ripiombare l’Italia nel buio della vergogna. E ha indicato la direzione giusta sulla quale lei si è già incamminata e ora invita tutti a seguirla.
Carlo Franco