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Come vogliamo puntare sui giovani se non abbiamo la pazienza di farli crescere?

Come vogliamo puntare sui giovani se non abbiamo la pazienza di farli crescere?

Ma noi dai giovani che ci aspettiamo? Siamo solo alla terza partita ufficiale, eppure i commenti sugli under del Napoli sono già molto critici: su Insigne (che ha pure perso la Nazionale), vabbè, niente di nuovo, è sotto processo da più di un anno; su Koulibaly il parere più frequente è che Bigon avrebbe dovuto prendere un centrale di spessore internazionale (ed è tutto dire); su Rafael il giudizio più generoso è che abbiamo sbagliato a non trattenere Reina.

Sono passati due mesi dall’eliminazione dell’Italia dai Mondiali. Ci siamo riempiti la bocca dicendo che la Serie A è diventata un campionato per dinosauri e che i giovani non hanno lo spazio che meritano e che invece servirebbe al movimento calcistico italiano per risollevarsi. Bene, erano solo chiacchiere: l’ultima sessione di mercato è perfettamente in linea con quelle pre-disastro prandelliano. L’imbarcata di Vidic, Saviola, Rafa Marquez, Keita, Evra e Cole rende l’idea.

Ecco, dovremmo finalmente soffermarci sul ruolo che giochiamo noi tifosi. Su quella schizofrenia da bar sport che porta a dire prima dei Mondiali “Quant’è bella giovinezza” per Cerci e Immobile (non a caso hanno entrambi lasciato la serie A) e poi “Non era meglio convocare Toni e Gilardino?”. La piazza napoletana, in questo senso, non fa eccezione.

Partiamo da un presupposto: coi ragazzi si sbaglia in due modi. Il primo è il più diffuso: con la sfiducia. Meglio l’usato garantito, meglio affidarsi a Paolo Cannavaro che provare a lanciare Federico Fernandez (per fare un esempio di qualche anno fa). Oppure, e siamo al secondo, caricando il ragazzo di troppe aspettative. Quando, ad esempio, compri Koulibaly e lo vorresti già Thuram.

È facile parlare di giovani. Quando il Napoli ha perso Izzo alle buste, ho letto un diffuso fastidio. Ma che sarebbe successo se Bigon e Benitez avessero deciso che a centrocampo non c’era bisogno neanche di prendere David Lopez, perché si sarebbe puntato su Romano? E se tra un anno si vende Raul Albiol per promuovere Luperto titolare, quale sarà la reazione? Ve lo dico io: pessima, tremenda.

Secondo voi quando al Dortmund hanno promosso in prima squadra Mario Gotze 18enne si aspettavano un giocatore già completo? Vogliamo definirlo un caso che Gotze in finale Mondiale sia stato decisivo, mentre Ciro Immobile (che ha due anni di più, ma 1 presenza contro 32 in Europa) contro l’Uruguay no? Non a caso il Borussia ha sostituito Lewandowski con Immobile che era di proprietà della Juventus.

All’estero è così che fanno: ai giovani danno fiducia. Se son campioni, ripagheranno la pazienza e l’attesa, altrimenti avanti il prossimo. Gli effetti sono evidenti. Alvaro Morata è di un anno più giovane di Simone Zaza, ma ha già maturato con il Real un’esperienza che il secondo certamente non poteva fare tra Ascoli e Sassuolo, col risultato che la Juve prende in prestito un ventenne che non è suo e lascia il proprio patrimonio in provincia.

Per farla breve, la colpa è anche nostra, di noi tifosi. Perché è anche per assecondare il nostro umore ondivago che in Italia a un Verratti è stato preferito un Behrami. Rafael ha sbagliato, probabilmente lo farà ancora, ma è il futuro portiere del Brasile; se gli avessimo messo davanti Reina (che non è immune alle papere, bisogna ricordarlo), l’avremmo bruciato. Insigne ha avuto la sventura di dover subentrare nell’immaginario a Lavezzi: forse è un giocatore forte, ma non fenomenale, il sospetto è legittimo. Ma lasciamolo maturare. Lui e il fratello Roberto quando verrà il suo turno.

È una scelta di campo, un salto di qualità culturale. Sennò siamo destinati a tenerci gli Aronica.
Roberto Procaccini

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