Che Lorenzo Insigne non stia passando un bel periodo è chiaro. Ha iniziato questa stagione con prestazioni non esaltanti che hanno portato ai fischi del San Paolo. Lui ha sbagliato a polemizzare con la tifoseria e avrebbe dovuto accettare i fischi con umiltà. Ma da ragazzo napoletano che ci tiene alla maglia e alla sua città la rabbia è stata tanta e questo ha sicuramente influito sulla sua reazione, errata e comunque non giustificabile. Anche nella passata stagione vi era stato un episodio analogo e quest’anno in ritiro vi era stato anche uno strano rifiuto a parlare dal palco durante le presentazione della squadra. Ci sono voci di una sua richiesta di integrazione economica sul contratto rifiutata dalla società. A tutto questo dobbiamo aggiungere la prima esclusione dalla nuova nazionale di Conte che era venuto a vederlo al San Paolo proprio contro l’Athletic Bilbao in Champions: partita mediocre di Insigne con l’ episodio dei fischi e la sua reazione polemica. Chiaramente essendo giovane e avendo fatto parte dell’ultima spedizione mondiale in Brasile ci si aspettava di vederlo nel nuovo gruppo Italia.
Comunque bisogna considerare il disagio tattico che sta vivendo il ragazzo. Lui è un giocatore chiaramente offensivo che dovrebbe giocare prevalentemente dalla metà campo in su anche se il calcio moderno questo difficilmente lo permette. E allora è importante il modulo. La sua struttura fisica lo rende poco adatto ai ripetuti rientri e alle rincorse dell’avversario e per tale motivo va in difficoltà nel 4-2-3-1 di Benitez che invece prevede grande copertura da parte degli esterni nelle zone di campo sguarnite dai centrocampisti che sono maggiormente accentrati. Gioca troppo lontano dalla porta e quando arriva in zona gol ci arriva sfiancato e poco lucido, condizione che lo porta a fallire spesso facili occasioni. Sicuramente è un giocatore tagliato per un modulo 4-3-3 di “zemaniana” memoria e proprio a Pescara con questo modulo ha fatto grandi cose. Nel 3-5-2 di Conte il suo dovrebbe essere un ruolo di seconda punta che oggi non corrisponde al ruolo attuale nel Napoli che lo vede troppo lontano dalla porta. Questo è probabilmente il vero motivo della sua esclusione dalla nazionale e non tanto l’applicazione di un codice comportamentale da parte dell’allenatore per la reazione ai tifosi.
È importante per il Napoli ritrovare Insigne che non sarà un fuoriclasse ma è comunque un buon giocatore ed è un patrimonio della città avendo dalla sua anche il fatto di essere l’unico giocatore napoletano (vedi l’esempio basco dell’Athletic Bilbao). Nella prossima partita di campionato con un Chievo supedifensivista lui potrà essere importante. La squadra veronese ha fatto veramente una brutta impressione contro la Juve dove ha difeso in casa a denti stretti lo 0-1 nella speranza di un rimpallo favorevole all’ultimo minuto! Il Chievo gioca con un rinchiuso 4-4-2 e probabilmente verrà a Napoli a fare le barricate. E allora proprio Insigne potrà essere importante dovendo rientrare di meno e avendo le capacità tecniche per saltare l’uomo e creare superiorità numerica, aspetto fondamentale quando ci si trova di fronte una squadra che si difende con tutti i giocatori dietro la linea della palla. Come saranno importanti, per le stesse ragioni tecniche, Zuniga, Callejon e Mertens, quest’ultimo se non schierato dall’inizio e inserito a partita in corso (il belga dà il meglio di se quando saltano gli schemi e l’avversario è più stanco mentre non ha mai impressionato quando ha giocato dall’inizio). Ma mi raccomando non fischiamo Insigne al primo dribbling sbagliato!
Cesare Gridelli