A volte l’Italia è proprio un paese che ti fa cadere le braccia. La notizia di oggi – capace per certi versi di oscurare persino il male oscuro che sta attanagliando il Napoli – è l’arresto di Gennaro Di Tommaso, meglio conosciuto come Genny ’a carogna, protagonista della purtroppo indimenticabile serata del 3 maggio scorso che costò la vita a Ciro Esposito. Quattro mesi e mezzo dopo, su richiesta dei pm di Roma Albamonte e Di Maio – che stanno indagando sulle violenze avvenute a Tor di Quinto – il gip Monaco ha ritenuto opportuno concedere l’arresto suo e di altri quattro ultras del Napoli. Tra le accuse, ci sono quelle di scritte inneggianti alla violenza (il riferimento alla maglia con la scritta “Speziale libero”) e resistenza a pubblico ufficiale. Quattro mesi e mezzo dopo. La richiesta dei pm è del 2 luglio, due mesi dopo i fatti.
Quel che colpisce noi che frequentiamo gli stadi da quasi trent’anni è la descrizione di Genny data nell’ordinanza di custodia cautelare. Alcuni passi li potete leggere qui. Viene definito “un anarchico, che non riconosce la polizia e la sua autorità”, come tutti gli ultras (e non solo) oseremmo aggiungere.
“L’avvenuto incontro tra De Tommaso e il calciatore, forzatamente consentito dall’Autorità, – ragiona il gip Monaco – è la dimostrazione, in se stesso, dell’identificazione nel Del Tommaso di un soggetto pluripregiudicato, capobranco, istigatore di faziosi violenti, e non di veri tifosi, fomentatore degli istinti primordiali ed estraneo alla societas civica”. Il che, per carità, potrebbe anche non trovarci in disaccordo ma non ci sembra sufficiente a chiederne l’arresto. Anche perché, questo forse il gip non lo sa, Genny ha incontrato Hamsik perché le forze dell’ordine glielo hanno consentito. Fino a prova contraria, viviamo in uno Stato in cui l’ordine pubblico dovrebbe essere garantito dalle autorità competenti. E le autorità competenti erano – ovviamente – il questore e il prefetto, oltre al ministro dell’Interno. Troviamo del tutto irrilevante ai fini giurisprudenziali che il De Tommaso dopo l’incontro con Hamsik si sia rivolto al resto della curva col pollice alzato. E poi qual è il punto? Se avesse disegnato una scena di rassicurazione su un foglio A4 con stile vagamente botticelliano, non sarebbe stato arrestato? Sempre dopo quattro mesi e mezzo, aggiungiamo.
Purtroppo quest’arresto è l’ennesima conferma che la figuraccia rimediata dallo Stato la sera del 3 maggio non è ancora finita. Di quella serata continuiamo a non sapere praticamente nulla. L’unica certezza è la morte di Ciro. Poi sappiamo dell’assalto del De Santis ai napoletani. E poco altro. La scorsa settimana sono addirittura spuntate coltellate che il De Santis avrebbe ricevuto. Coltellate scoperte mesi dopo, come se si trattasse di un reperto archeologico. Non sappiamo nulla di quella volante della polizia che abbiamo visto in un filmato messo on line mesi da poco da Repubblica, con gli agenti che si fermano a parlare coi napoletani intenti a soccorrere Ciro e poi se ne vanno. Il ministro dell’Interno ha sempre difeso l’operato di prefetto e questore, ha sempre assicurato che il piano ha funzionato. Come se non ci fosse stato un morto.
Ora, quattro mesi e mezzo dopo, senza aver ancora cavato un ragno dal buco, si torna al punto di partenza. Al personaggio che è servito per giorni a distogliere l’attenzione dalle responsabilità di chi quella serata avrebbe dovuto garantire l’ordine pubblico. Abbiamo però un sospetto. Dopo tanto tempo, Genny la carogna non buca più il video. Ora le domande che tutti si pongono sono altre.
Massimiliano Gallo