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La battaglia del Collana: «Vogliono farne garage e attività commerciali». E c’è chi allude a De Laurentiis

La battaglia del Collana: «Vogliono farne garage e attività commerciali». E c’è chi allude a De Laurentiis

Ci fu un tempo in cui i riferimenti sportivi – per chi volesse praticare sport – erano fondamentalmente due: la piscina Scandone e lo stadio Collana. Ovviamente non erano i soli, per carità. Ma erano i due poli dello sport a Napoli (poi ci sarebbe il palazzetto dello sport, però ci vorrebbe un libro più che un articolo). E la Scandone è stata a lungo un miraggio. Chiusa non so per quanto tempo. Tanto che la Canottieri la finale di Coppa dei Campioni, nel 1978, andò a giocarla a Palermo. Nei miei ricordi di bambino, era un po’ come piazza Medaglie d’oro: quando ci passavo col 181, la vedevo sempre transennata; per me era proprio così. Rimasi sbalordito quando scoprii che era una sistemazione temporanea, anche se il provvisorio durò una decina d’anni o giù di lì. L’apertura della Scandone fu un po’ – perdonate la blasfemia – come l’arrivo di Maradona. Un evento epocale.

Ora la Scandone e il Collana tornano a far notizia. Non in positivo. La piscina è stata chiusa ieri dai tecnici dell’Asl Napoli 1 per valori dell’acqua non conformi. È a rischio quindi il derby di venerdì tra Canottieri e Acquachiara. E il Collana è nel bel mezzo di un caos che rischia di comprometterne le attività e di incancrenire ulteriormente la vita (non solo politica) napoletana.

La questione è legata alla volontà da parte della Regione Campania – proprietaria dell’impianto – di darlo in concessione per 15 anni. In estate ha istituito un bando aspramente contestato dal Comune e dalla Circoscrizione Vomero, oggi chiamata Municipalità. Il risultato di questo braccio di ferro è stata la sospensione del bando da parte del presidente della Regione Caldoro. E contro questo provvedimento, ieri mattina al Collana si è svolta una conferenza delle società sportive che vi lavorano e che si erano riunite nella società Ati per partecipare al bando.

Le associazioni – in rappresentanza di 40 società sportive che operano al Collana da quattro anni e consentono lo svolgimento di diverse discipline sportive: scherma, pallacanestro, pattinaggio, ginnastica artistica, arti marziali, pesistica, pallavolo, eccetera eccetera per un totale di seimila iscritti – hanno steso un comunicato fortemente allusivo sugli interessi che avrebbero spinto Caldoro a ritirare il bando. Nero su bianco c’è il riferimento a “una fortissima pressione del presidente della Regione e del suo capo di gabinetto affinché la gara si revochi per modificare il bando in favore di un imprenditore del calcio che destinerebbe il polisportivo Collana ad uso esclusivo del calcio con investimenti diversi da quelli sportivi, utilizzando i volumi esistenti per attività di intrattenimento e commerciali». 

Nel comunicato si fa riferimento alla legge 147/2013 che consentirebbe l’ingresso di privati attraverso la formula del project financing con associazioni sportive dall’esperienza decennale. «La legge – prosegue il comunicato – si inserirebbe in un percorso già effettuato dall’amministrazione comunale di Napoli che nel recente passato ha dato prova di singolari interessi destinando, con un formale progetto, gli spazi dello stadio ad appartamenti, garage, attività commerciali e gallerie».

Le associazioni parlano di turbativa d’asta e sono pronte a presentare ricorso contro la sospensione del bando. Insomma, l’accusa è abbastanza chiara: eliminare gli altri sport dal Collana per favorire business di altro tipo e legato esclusivamente al calcio. Pochi dubbi su chi sia il nome dell’imprenditore del calcio. A Napoli ce n’è solo uno e si chiama Aurelio De Laurentiis. Anche se resta da capire quali sarebbero – se fossero vere le allusioni – gli interessi di un’operazione che avrebbe scarso gradimento popolare perché verrebbe a mancare uno dei pochi e storici luoghi di riferimento sportivo per i ragazzi.

La partita politica è aperta. Il delegato regionale allo Sport Luciano Schifone ha rassicurato che «il Collana resterà finalizzato all’attività sportiva. La sospensione è solo tecnica, per approfondire le conseguenze del- la legge 147/2013, che ha introdotto nuove possibilità nella gestione dell’impianto».

Oggi il consiglio regionale discuterà un ordine del giorno firmato da quasi tutte le forze politiche per chiedere la revoca della sospensione del bando. La querelle potrebbe avere spiacevoli conseguenze per le settemila persone che frequentano l’impianto: se non si arrivasse a una soluzione entro il 31 dicembre, le attività sarebbero sospese.

Insomma, il futuro del Collana è un’incognita. E il presente, almeno all’esterno, non è più roseo. Se provate a fare un giro lungo il perimetro dello stadio sarete travolti da una nauseabonda puzza di pipì; sarebbe il caso di intervenire con gli idranti. Per non parlare dei giardinetti di piazza Quattro giornate, ridotti a immondezzaio.
Massimiliano Gallo

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