Col profilo di Marco Masi prende il via la rubrica del Napolista dedicata ai “non campioni”, a tanti calciatori che hanno vestito la maglia del Napoli e sono poi stati dimenticati. L’idea è nata l’altro giorno, quando su Twitter una nostra lettrice ci ha chiesto chi fosse Frappampina. Ecco, la rubrica si potrebbe intitolare: “Chiedi chi era Frappampina”.
Nella primavera del 1983 un calciatore che si operava al menisco metteva ancora il gesso per recuperare. Se poi aveva 34 anni come Rudy Krol, qualche dubbio sul suo recupero era lecito farselo venire. Infatti Pietro Santin, istriano di nascita e campano d’adozione, sia da calciatore sia da allenatore, arriva in estate sulla panchina del Napoli e il dubbio se lo fa venire. Ferlaino e il suo d.g. Juliano trascorrono tutto il mercato a inseguire il libero che lo stesso Santin aveva avuto alla Cavese l’anno prima, sfiorando la promozione in serie A: Viviano Guida. L’affare salta e Ferlaino approfitta dei suoi buoni rapporti con il Torino per arrivare a un ragazzo di 24 anni, Marco Masi (nella foto, all’Olimpico di Roma, col numero 6). Viene individuato come il vice Krol. È un acquisto fatto per cautelarsi, ma le cose con Krol si complicano. Una volta aperto il ginocchio, il professor Eugenio Iannelli scopre che non solo di menisco si tratta: c’è da intervenire su una lesione parziale del crociato anteriore.
Preso Dirceu, il Napoli aveva dovuto scegliere chi tenere fra Krol e Ramon Diaz. All’epoca gli stranieri erano due per squadra. Tenne comunque Krol, nonostante i guai fisici. Ma presto la classifica si ingarbuglia. A gennaio ‘84, per la partita con la Fiorentina, Santin rinuncia definitivamente all’idea del calcio champagne visto a Cava e si copre per non perdere. Per non perdere lascia fuori Rudikròll. Lancia da titolare lui, Marco Masi. Chi sia Marco Masi, questo va detto. A 18 anni il Torino lo porta in ritiro con la prima squadra, il presidente Pianelli vuole farlo crescere accanto a Caporale. “Sarà il libero del Torino dei prossimi dieci anni”. Masi ha senso della posizione e colpo di testa. Ma parla pochissimo, è modesto, riservato, un pisano anomalo. Al Toro si aspettano sia un altro Agroppi. Per molto tempo lo tormentano con la sua somiglianza fisica con Cruijff. Da bambino era cresciuto in una piccola squadra della sua città: la Stella Azzurra. I genitori d’estate lo mandavano in colonia, ma lui scappava per tornare a casa, preso da invincibile nostalgia. A Torino lo aspettano e lo coccolano. Masi abita nella casa della custode della sede, la signora Ravera. La fidanzata è rimasta a Pisa. Sono altri tempi, non va dimenticato. Passa da possibile prestito alla Biellese, in serie C, al debutto in serie A grazie a Gigi Radice. Ma presto viene tormentato dall’etichetta di calciatore senza temperamento. Il Torino lo manda in B alla Pistoiese, da lì lo prende il Napoli, in cambio della comproprietà di un giocane centrocampista, Iacobelli.
Quando riapre il mercato di riparazione, il Napoli ci riprova: stavolta offre Masi alla Cavese per avere Guida. Anche stavolta non se ne fa niente. E arriviamo così a quel gennaio ’84. Napoli-Fiorentina, Masi titolare, Krol fuori. Finisce 0-0. Masi fa la sua onesta partita, ma il caso scoppia lo stesso. Chi ha deciso di tenere l’olandese fuori per far giocare un ragazzino timido scartato dal Torino? Carbone, uno dei consiglieri del Napoli, dopo la partita negli spogliatoi racconta che è stato l’olandese a chiedere di non giocare. Il professor Iannelli aggiunge la briscola: “Stamattina mi ha telefonato la moglie di Rudy. Mi ha detto che Rudy sta bene ma che non avrebbe potuto giocare perché Mabel, la figlia, soffre di problemi a un’anca”. Guardate che non mi sto inventando niente, andò davvero così. I problemi all’anca della figlia. Si vocifera che sia stata la squadra a chiedere a Santin di lasciare fuori Krol, troppe ne aveva combinate nelle partite precedenti con il suo ginocchio ballerino. Non è più Rudykròll il magnifico, assoluto protagonista della corsa scudetto ‘80/81. Ufficialmente la squadra nega. “Abbiamo saputo stamattina”. La versione di Santin è la seguente: “In settimana ha accusato disturbi al ginocchio, non sono abituato a mandare in campo chi non è al 100%. Certo lui si è amareggiato”. L’unico felice è Marco Masi. “Rudy mi ha fatto gli auguri prima della partita. Appena starà bene, io tornerò in panchina”.
Quando Krol dice la sua scoppia la bufera. “Potevo giocare, il dolore era passato, ha deciso il mister. E’ una scelta tecnica”. Santin deve difendersi dall’accusa di aver di fatto chiuso la carriera dell’olandese. “L’ho lasciato fuori per non mandarlo al massacro, dopo 10 minuti si sarebbe fermato. Sto valorizzando giovani come Caffarelli e Masi, ma sono contestato. Ho capito che l’anno prossimo l’allenatore non sarò io”. Santin è un ottimista. Smette di essere l’allenatore di lì a poco. Sta lasciando ancora fuori Krol e la classifica peggiora. A marzo 1984 torna a Napoli Rino Marchesi, allenatore proprio del miracoloso 1980/81. Se ne era andato (all’Inter) con l’accusa di traditore, ritorna per salvare la patria. Al suo primo giorno tiene colloqui individuali con i calciatori per oltre un’ora. Il primo a essere ricevuto è Rudy, l’ultimo è Marco Masi. Un segnale. Ma la domenica dopo, nello scontro salvezza quasi decisivo ad Ascoli, gioca Masi perché Krol non ce la fa. Finisce 2-2 con Masi che si fa rubare palla da Juary in occasione del secondo gol marchigiano. Poi tornerà l’olandese. Masi scivola in panchina, con i suoi silenzi e la sua delicatezza. Vive uno spezzone finale di stagione da centrocampista, in qualche caso al posto di Celestini, a protezione della difesa: è in campo il giorno della vittoria per 2-1 in casa del Milan. Ma la sua parabola in serie A finisce con il Napoli. Quando a luglio arriva Maradona, lui è già tornato nella sua Pisa con un grosso rimpianto. Poteva essere per Krol quello che poi sarebbe stato Zola per Diego.
Il Ciuccio