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Dalle liti sui trasporti ai malumori dei calciatori stranieri: non a tutti piace il boxing day in Premier

Dalle liti sui trasporti ai malumori dei calciatori stranieri: non a tutti piace il boxing day in Premier

Se c’è un posto dove prima o poi trascorrerò le festività natalizie è l’Inghilterra. Certo la maestosità del Big Ben, la bellezza di Buckingham Palace, il fascino delle pietre di Stonehenge o della cattedrale di Canterbury, ma tutto diventa secondario quando, ad esempio, a Stamford Bridge il 26 dicembre, si affrontano Chelsea e West Ham, per uno dei derby di Londra. Già, perché nel campionato più bello del mondo non ci si ferma mai.

Il 26 dicembre è sinonimo di boxing day, sulle cui origini c’è tuttora grande incertezza. Per la tradizione europa è un’antica usanza medievale che consisteva nel dare denaro e regalare doni ai più bisognosi aprendo l’alms-box, la cassetta delle elemosine. Nella variante inglese l’origine è legata al calendario dei servi che il giorno di Natale erano costretti a lavorare mentre il 26 dicembre erano liberi di stare in famiglia portando in dono regali e avanzi di cibo.

Con il passare del tempo, il boxing day ha assunto anche altri significati. In alcuni paesi del Commonwealth è il giorno dedicato allo shopping, per certi versi simile al Black Friday americano, con offerte imperdibili e prezzi scontati. Nel Regno Unito è anche giorno di sport con partite di calcio e rugby. In linea di principio non è una giornata di campionato “ordinaria”: cadendo nel mezzo delle festività natalizie si tende a far coincidere questa data con derby o incontri tra squadre geograficamente non troppo distanti.

Domani (26 dicembre) ad esempio a Londra ci saranno due derby: Chelsea vs West Ham e Arsenal vs QPR. Per chi invece dovrà sostenere viaggi più lunghi per seguire la propria squadra, ci saranno non pochi problemi: solo pochi servizi di rete ferroviaria saranno funzionanti. Come segnalato da Malcolm Clarke, capo della Football Support Federation, “questo è un problema per molti tifosi. Non solo per quelli che vogliono andare in trasferta, ma anche per coloro che dovranno percorrere solo poche miglia, sarà molto difficile. È una delle più grandi giornate di calcio, è un peccato che non sia cambiato nulla.”

Clarke fa riferimento alle promesse dell’ex sottosegretario ai Trasporti del governo Cameron, Stephen Hammond, che s’impegnò a potenziare i servizi ferroviari. Da allora, però, nulla è stato fatto. E nel frattempo, causa rimpasto, Hammond è stato sostituito con Claire Perry. Ovviamente l’opposizione, con le parole del sottosegretario ombra Dugher, cavalca il malcontento: “hanno avuto 4 anni – accusa il deputato dei Labour – per adottare misure che potessero soddisfare i passeggeri, ma hanno sempre sottovalutato la questione”. Il ministero dei Trasporti si è difeso tirando in ballo gli operatori ferroviari: “sono loro che decidono il livello del servizio. Conosciamo il desiderio dei viaggiatori di spostarsi durante queste festività e stiamo collaborando con i network ferroviari affinché i percorsi alternativi e gli orari siano comunicati in maniera tempestiva”.

Il boxing day, però, non è solo una questione squisitamente politica, investe anche i diretti protagonisti: allenatori e calciatori.

Così si esprime Mourinho: «i calciatori della Bundesliga sono sulla spiaggia, quelli spagnoli alla Maldive a prendere il sole. In Inghilterra non esiste Natale ma solo calcio, e i tifosi mostrano grandissimo rispetto riempendo gli stadi. Sappiamo di essere speciali, perché diamo alla gente ciò che ama: il calcio».

Non tutti la pensano allo stesso modo. Chi è alla prima stagione in Premier non mostra un simile entusiasmo. Per Koeman, allenatore dei Saints, «è folle giocare tutte queste gare sotto Natale, solo i grandi club, che hanno a disposizione una rosa ampia, possono permettersi di gestire partite così ravvicinate». Il tecnico olandese ha successivamente aggiustato il tiro, ha ammesso sì che la sua famiglia sarà costretta a raggiungerlo a Southampton ma ha aggiunto che essendo grandi appassionati di calcio potranno godersi lo spettacolo della Premier. Van Gaal ritiene che «il periodo delle festività sia frenetico, ma tutto sommato è divertente. Il mio problema è che ho diversi giocatori infortunati e non sarà facile fare turn-over nelle prossime partite».

Mark Noble, uno dei leader del West Ham, votato nel 2012 e 2014 Hammer dell’anno, ha dichiarato a proposito del boxing day: “se pensiamo che ci sono soldati in Afghanistan o in Iraq che non possono vedere i loro familiari, la prospettiva cambia radicalmente. È difficile anche per noi lasciare la famiglia e i figli il giorno di Natale, ma siamo una minoranza fortunata, giochiamo in Premier League”. Noble è un giocatore inglese, nato e cresciuto a Londra, fedele a certe tradizioni. Non tutti però sono dello stesso avviso, in particolar modo i calciatori stranieri. Ad esempio Santi Cazorla, centrocampista spagnolo dell’Arsenal invitò a considerare l’introduzione di una pausa nel mese di dicembre per consentire ai giocatori di staccare mentalmente. Lloris, portiere francese del Tottenham, era abituato a “trascorrere le feste nei suoi comodi pantaloncini elasticizzati da portiere, meglio che metterli per andare ad allenarsi”.

Per gli appassionati di calcio, per chi vuole sfuggire agli interminabili pranzi natalizi o eludere sedute di shopping sfrenato, la Premier offre un’ottima alternativa. I giocatori inglesi sanno che la cifra stilistica del loro campionato è l’intensità, un gioco spettacolare ad alti livelli, dove non ci sono pause. Nel recente passato c’è però chi ha messo in correlazione i ritmi frenetici con i pessimi risultati che l’Inghilterra ha conseguito ad Europei e ai Mondiali. Molti ritengono che le scarse performance siano da addebitare alle stegioni fitte d’impegni che non consentono ai calciatori di recuperare energie fisiche e nervose e giungono stremati agli appuntamenti clou.

È vero, il campionato inglese è meraviglioso, durante il boxing day c’è un’atmosfera davvero speciale, ma come testimoniano i diretti interessati non è sempre tutto oro quello che luccica. The show must go on.
Alfonso Noël Angrisani

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