
Ne trova tanti di eroi, il Napoli, nella dolce notte di Doha. C’è il solito Higuain, c’è il miracoloso Rafael, c’è persino, anche se a sprazzi e non nell’incredibile finale, l’Hamsik dei bei tempi. Ma l’eroe più inaspettato è lui, Walter Gargano da Paysandù. Il 30enne uruguayo, che di secondo cognome fa Guevara, è sempre più il leader della rivoluzione rafaelita, almeno quanto l’omonimo “Che” lo fu di quella cubana.
Del resto lo si era capito già dalla infausta notte di Bilbao, lontana anni luce da quella qatariota, quando nonostante l’eliminazione “Uragano Gargano”, come veniva chiamato nei primi anni della sua avventura napoletana, fu uno dei pochi a salvarsi nella debacle. E fu l’unico, forte di cinque stagioni in maglia azzurra dal 2007 al 2012 prima di una parentesi di due anni tra Inter e Parma, a vestire i panni del leader. Dopo quella gara, Gargano (che doveva inizialmente essere ceduto) ne ha giocate 14 da titolare compresa quella di ieri, e ogni volta è stato lui a condurre il discorso da motivatore nell’ormai consueto abbraccio collettivo di inizio partita.
Niente Higuain, niente capitan Hamsik: Gargano. Quello che andò via dicendo che l’Inter era il suo sogno da bambino, la squadra che sceglieva alla PlayStation: alcuni tifosi non gli hanno mai perdonato quella dichiarazione nell’estate del 2012, e poco importa se poco dopo aggiunse: “A Napoli ho creato la mia famiglia e sono nati i miei figli”, a sottolineare un legame che va a questo punto ben oltre il calcio. Un legame che ieri, dopo una delle tante partite da vero guerriero, nel drammatico epilogo dei calci di rigore ha ricevuto la definitiva consacrazione di tutto il gruppo.
Accade questo: dopo l’ultimo rigore di Morata si va ad oltranza e bisogna trovare velocemente un imprevisto sesto rigorista, perché tocca subito al Napoli tirare. Benitez non deve aprire bocca: benché non sia uno specialista, la squadra ha già deciso da sola e a furor di popolo manda Gargano al dischetto. Lo pretende, perché dopo aver contato sui piedi di Higuain e in attesa delle mani di Rafael ha bisogno di uno che non abbia paura. Gargano non ne ha e pazienza se qualche tifoso del Napoli, da casa, avrà mugugnato vedendo i suoi 168 centimetri (gli stessi di Maradona) avvicinarsi al dischetto. Il “Che” azzurro segna e, imitando l’esultanza di Higuain pochi minuti prima in occasione del 2-2 al 118esimo, mostra con un gesto eloquente di avere gli attributi. Proprio così, ragazzo.
Giuseppe Baselice