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Napoli-Juventus, una vittoria non solo ai rigori

Napoli-Juventus, una vittoria non solo ai rigori

La finale di lunedì rimarrà certamente a lungo nella memoria dei napoletani, perché lo svolgimento della partita dal primo minuto all’ultimo rigore è stato sempre sul filo dell’equilibrio, con due squadre ad affrontarsi a tutto campo in un’altalena di occasioni e di emozioni. Poi però si scopre che la vittoria sul campo, arrivata solo al termine di una lunghissima serie di calci di rigore, è stata costruita e conquistata attraverso 120’ di gioco.

Le statistiche della partita ci parlano di una gara dove gli attacchi di Juventus e Napoli si sono prodigati nel tentativo di bucare le rispettive difese arrivando molte volte al tiro, 26 volte i bianconeri e 19 gli azzurri. Ma non è tutto qui, perché in realtà a fare la differenza nel corso della gara è stato l’atteggiamento in campo delle due squadre, il maggior numero di tiri dei bianconeri deriva dall’aver giocato piuttosto bassi, cercando di sfruttare occasioni in campo aperto con lanci lunghi per le sponde di Llorente e l’inserimento di Tevez o di altri centrocampisti. Una situazione di gioco che si è ripetuta più volte nel corso della partita è che spesso è riuscita a produrre conclusioni più o meno pericolose per la porta di Rafael.

Viceversa il Napoli ha tenuto la linea difensiva molto alta, spingendo tutta la squadra al pressing nella metà campo juventina e di frequente al recupero della palla. De Guzman pur schierato in posizione di esterno ha tenuto una posizione piuttosto vicina ad Hamsik, liberando la corsia per le discese di Ghoulam, alternando giocate centrali a giocate in fascia e togliendo riferimenti agli avversarsi. Da una delle sue azioni sull’out sinistro nasce il cross che porta al gol dell’1-1.

I partenopei hanno complessivamente distribuito i loro attacchi su entrambe le fasce (38% a destra e 39% a sinistra), limitando invece le manovre centrali per togliere spazio agli incursori bianconeri Pogba, Vidal e Marchisio. La Juventus ha invece manovrato prevalentemente nella zona centrale del campo e sulla fascia sinistra, riuscendo a sfruttare molto meno (per merito del Napoli) una delle sue armi migliori, Stephan Lichtsteiner (occasione al minuto 38).

Facendo un passo indietro, notiamo come delle conclusioni 45 totali della partita, solo 16 sono terminate nello specchio (11 per la Juventus, 5 per il Napoli), ma mentre le conclusioni dei bianconeri sono arrivate per il 54% in area di rigore per oltre il 40% con tiri da fuori, gli azzurri hanno concluso per quasi il 70% delle volte da dentro i sedici metri aumentando di conseguenza le proprie chance di finalizzare (ricordiamo l’occasione di Callejon, il tiro a giro, il pallonetto e il tiro al volo di Higuain), chiamando Buffon ad interventi straordinari.

E dunque se è vero che ai calci di rigore si può vincere e perdere senza alcun riguardo per quel che è stato nei 120’ precedenti, è altrettanto vero che il Napoli ha forse avuto maggior volontà di spingersi in avanti anche a costo di concedere qualche occasione agli avversari. Ha occupato il campo in ampiezza cercando la profondità sulle fasce e riuscendo nell’impresa di rimontare due volte lo svantaggio.

Forse alla fine vale la pena di ricordare Virgilio: “Audentes fortuna iuvat” (il destino favorisce chi osa) per dire che il Napoli si è riportato a casa la coppa con il merito del coraggio.
Andrea Iovene

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