ilNapolista

Il fuorigioco c’era. Il tweet ci stava. Il casino è montato. Ma ora, caro Napoli, che vuoi fare da grande?

Il fuorigioco c’era. Il tweet ci stava. Il casino è montato. Ma ora, caro Napoli, che vuoi fare da grande?

Nei trend topics di Twitter al quinto posto c’è #NapoliJuve. Al quarto, un gradino più su, c’è Tagliavento. La scorsa settimana Parigi e #jesuischarlie sono entrati ma a fatica, giusto per farsi un’idea. Il Napoli ha perso, e lo sappiamo. Tre a uno in casa. La Juventus qui non vinceva dai tempi di Zeman. L’agenda setting del dopo partita l’ha dettata Aurelio De Laurentiis proprio con i suoi cinguettii. “Ci siamo stancati! La Juve è una squadra forte, se è anche aiutata dagli arbitri diventa imbattibile. E’ inammissibile che con 6 arbitri non si vedano 2 giocatori in fuorigioco. O è malafede o è incompetenza. Questi 6 arbitri devono restare fermi a lungo ”. 

 
La pietra era stata lanciata. Rafa Benitez non è stato da meno. E il suo intervento in appoggio alla linea del presidente è risultato decisivo. Al suo “ci può stare”, alla sua inconsueta e ostentata rabbia fanno appello oggi quei commentatori (su tutti Paolo Casarin sul Corriere della sera) che denunciano l’ennesimo favore arbitrale alla Juventus. “Lo ha detto persino Benitez”. Sempre su Twitter – Zuckerberg si rassegni, Facebook è considerato cheap pur se remunerativo – giornalisti e non si azzuffano. La fazione juventina è scesa prepotentemente in campo, capitanata come al solito da Christian Rocca, Massimo Zampini e Pigi Battista, soprattutto contro Maurizio Pistocchi (volto noto di Mediaset) che ha bastonato l’arbitraggio di Tagliavento. In soldoni la tesi è che in fuorigioco fosse il solo Chiellini, che lo scorso anno anche Callejon segnò in fuorigioco e che, soprattutto, piantatela con sta storia che la Juve ruba. Va detto – per noi che, a ragione, non digeriamo Sky Sport dove c’è voluto Boban a zittire chi voleva imbastire una discussione sul fuorigioco – che le critiche degli juventini nei confronti della moviola di Murdoch non sono meno tenere delle nostre. Da sottolineare il silenzio di Moggi. 

Questo preambolo succoso per dire che il tweet di De Laurentiis ha colto nel segno. Oggi si parla dell’arbitraggio di Tagliavento e i romanisti sono con noi. Non so quanto vi farà piacere sapere che al fianco del presidente si è subito schierato il giallorosso Maurizio Gasparri.

Sì vabbè e allora? E allora se l’obiettivo era sollevare il tema, il tweet presidenziale è stato azzeccato. Ma poi? Qual è l’idea? Qual è la visione politica di fondo? Qual è la strategia? Se il fine ultimo è avere peso politico nel Palazzo, e di fatto lottare affinché qualche gol in fuorigioco lo concedano anche a noi, non sappiamo quanto il solo tweet possa rivelarsi efficace. Occorrerebbe un lavoro enorme, massiccio, costante, quotidiano, capillare. Preferibilmente silenzioso. Intessuto di relazioni, ammiccamenti, telefonate, bonarie pressioni sui media, professionalità (sì, è una brutta parola ma rende il concetto) elaborazione di una strategia quantomeno a medio termine. È un lavoro. Lungo. Occorrono due piani quinquennali. C’è una montagna da scalare. A suo tempo Ferlaino, dopo 25 anni da pulcino nero, riuscì a conquistare una poltrona al tavolo che contava. Prese con sé prima Italo Allodi. E poi Luciano Moggi. E beh, a quei tempi i rigori li davano anche a noi, i gol in fuorigioco li convalidavano anche a noi e li annullavano a loro (ciao Michelino Laudrup, ciao). 

Ovviamente, ma siamo tra adulti, stiamo dando più o meno per scontato che il calcio sul campo sia roba per ingenuotti. E delle due l’una: o non contiamo e allora ci battiamo per un calcio onesto; oppure ci fanno sedere al tavolo e trattiamo e tanti saluti a quelli che si lamenteranno domani. Che cosa vuole fare De Laurentiis? Vuole elaborare una strategia, oppure i tweet fanno invece parte di un nuovo corso recentemente inaugurato che prevede il lancio di qualche polpetta al pubblico affamato? 

Nel frattempo che il presidente sciolga la riserva, possiamo dire che l’arbitraggio di Tagliavento non è stato all’altezza. Che il fuorigioco c’era. Che la punizione è nata da un cambio di idea in corso da parte dell’arbitro che aveva sorvolato e poi è tornato indietro, ha fischiato fallo e ha persino ammonito Britos. Possiamo anche dire, però, che la Juventus non ha demeritato. È entrata in campo determinata. Ha cercato di fare e controllare la partita. In uno stadio che i suoi calciatori temono non poco e che ieri sera metteva i brividi. È andata in vantaggio con uno strepitoso colpo di Pogba che ha capitalizzato al meglio un rimpallo. Prima, invece, un altro rimpallo era stato gettato alle stelle da De Guzman solo davanti a Buffon. “Dettagli” avrebbe detto Roberto Carlos, non il terzino. Il primo tempo, cominciato con un’entrata in campo emozionante sulle onde di Napul’è, terminava col meritato vantaggio della Juventus per 1-0.

Il Napoli ha provato ad accelerare nella ripresa. Ha chiuso la squadra di Allegri nella propria metà campo senza peraltro lasciarsi assalire dall’ansia di pareggiare. Il Napoli stava giocando una gara matura perché in nessun modo la vittoria di Doha autorizzava a ipotizzare che avremmo fatto un sol boccone della Juventus. Una sconfitta contro di loro è nella logica delle cose, sempre. Fuori Hamsik per Mertens. E pareggio del Napoli. Su calcio d’angolo. Con l’uomo più deriso della stagione, forse secondo solo a Rafael: Britos.

Qui non è da vittimisti dire che il gol di Caceres ha deviato il corso di una partita molto equilibrata. Così sono le sfide tra squadre che più o meno si equivalgono. Spesso vengono decise da episodi. Talvolta finiscono in parità. La Juventus non meritava quel gol. Sia per il fuorigioco sia per quel che stava esprimendo. Ma lo ha segnato. Un gol irregolare. Con cui però bisognava e bisogna fare i conti. Il Napoli non ha avuto la forza di reagire come avrebbe dovuto. Ci ha provato. Con Higuain. E soprattutto con Zapata. Benitez ha insolitamente sostituito Callejon per gettare nella mischia Gabbiadini. Il terzo gol è roba da almanacchi e il risultato alla fine è bugiardo. Lo hanno riconosciuto gli stessi juventini se vi fate un giro sui loro siti. 

Adesso siamo al dopo. De Laurentiis deve decidere che cosa fare. Benitez deve da par suo continuare a lavorare. A predicare intensità. Lo aveva detto lui stesso alla vigilia: “non sarà questa partita a cambiare il corso della stagione e del girone di ritorno”. Possiamo comprendere l’amarezza del dopo partita però ora guardiamo avanti. Abbiamo subito un torto? Reagiamo. Subito. De Laurentiis deciderà come muoversi nel Palazzo ma il Napoli – squadra e allenatore – devono dimostrare sul campo che senza quel gol in fuorigioco la partita l’avremmo portata a casa noi. Lavorando sui dettagli, limando e controlimando. Se hai in testa l’obiettivo, alla fine vinci. Il Napoli ha dimostrato di poter giocare alla pari con le più forti d’Italia (e quando giochi alla pari, una volta vinci e una volta perdi) e di essere temuto (eloquenti la loro esultanza in campo e la rabbia ancora viva per Doha). Per noi è tantissimo, lo abbiamo scritto più e più volte. Il Napoli vuole dimostrare di poter stare lassù, alla pari con loro? Può provarci, ne ha la possibilità. Non ci segneranno sempre in fuorigioco.
Massimiliano Gallo   

ilnapolista © riproduzione riservata