ilNapolista

La favola di Sabatini: raccontato come il genio del mercato che non sbaglia un colpo

La favola di Sabatini: raccontato come il genio del mercato che non sbaglia un colpo

The Untouchables. Questo dovrebbe essere il soprannome non della squadra che agli ordini dell’agente Eliot Ness incastrò Al Capone, bensì di un gruppo di dirigenti calcistici che a prescindere dal proprio operato mai finiranno nel mirino della critica. Il perché, resta un mistero.

Prima d’ogni riflessione è opportuno fare una doverosa premessa, nessuno è infallibile e nella vita come nel calciomercato solo chi non opera non sbaglia.

Ad ogni direttore sportivo è concesso un certo margine d’errore e d’altra parte a volte si devono correre dei rischi per cercare di rompere equilibri tecnici altrimenti immutabili, ma risulta duro comprendere come mai a certi personaggi si finisca col perdonare anche oltre il lecito.

Parliamo ad esempio di Walter Sabatini, attuale direttore sportivo della Roma ed ex calciatore di Perugia, Roma, Palermo (e molte altre squadre). Dapprima operativo nel settore giovanile della Lazio, poi ad Arezzo e ancora nel Perugia di Gaucci. Non molti lo sanno, ma Sabatini è stato anche protagonista di una vicenda piuttosto controversa come descritto Ruggiero Palombo (Gazzetta dello Sport del 04/06/2011): ”Walter Sabatini, il neo diesse della Roma degli americani, squalificato il 23 marzo del 2000 per cinque anni con richiesta di radiazione per una storia di baby-calciatori. Radiazione che Franco Carraro, coi poteri che erano conferiti all’allora presidente federale, rese esecutiva ma 38 mesi dopo, il 15 marzo 2003. Sabatini si appellò alla Camera di Conciliazione e Arbitrato del Coni: cavallo di battaglia della sua difesa fu che non potessero per nessun giustificato motivo trascorrere oltre tre anni (38 mesi) tra squalifica e sopraggiunta radiazione. Una tesi così vincente che infatti non si andò nemmeno a sentenza. I «buoni consigli» della Cca del Coni furono recepiti dalla Federcalcio al punto da suggerire una sorta di «conciliazione privata» (non cercatela, non ne troverete traccia) con Sabatini. Addio radiazione ma sotto silenzio, come è poi capitato anche con Preziosi.”

Fatta questa doverosa precisazione per avere un quadro più completo del personaggio, si deve riconoscere a Sabatini senz’altro il pregio d’aver scovato nel corso degli anni numerosi calciatori di alto livello che poi, rivenduti, hanno generato grandi ricavi (Pastore, Hernandez, Kolarov, Lichtsteiner, Muslera, e in tempi più recenti Lamela e Marquinhos). Questa ridda di plusvalenze però è da bilanciarsi parzialmente con una certa quantità di denaro oggettivamente sprecata (almeno ad oggi sembra così). Se ci riferiamo al solo periodo giallorosso parliamo di calciatori come il terzino José Angel (4,5 milioni*, ceduto poi gratis), Stekelenburg (acquistato per 11 milioni, ceduto dopo un anno a 5,5 milioni), Borriello (acquistato per 10 milioni, con ingaggio da oltre 5 milioni lordi l’anno per giocare quasi mai). Ci sono anche Borini (9 milioni tra prestito e riscatto) oppure Osvaldo (16 milioni) acquistati e ceduti a stretto giro realizzando plusvalenze minime o comunque azzerando possibili perdite.

C’è poi la lista di presunti affari a costo zero, dove a fronte di giocatori che hanno garantito un buon rendimento come Maicon (almeno la stagione scorsa) e Keita, ce ne sono altri risultati insufficienti: Bastos (circa 3 milioni tra prestito e ingaggio per 6 mesi), Kjaer (3 milioni di prestito, ingaggio escluso), Fernando Gago (500 mila euro di prestito, oltre 4 milioni di ingaggio lordo), Heinze (parametro zero, ingaggio alto), per arrivare a questa stagione con Cole ed Emanuelson entrambi acquistati a parametro zero con ingaggi lordi di oltre 5 milioni a testa. Una lista di giocatori che hanno oggettivamente dato una contributo nullo alla squadra, ma che sono costati carissimi alla Roma e alla sua situazione finanziaria.

L’ultimo capitolo lo si può dedicare ai giovani, per un Marquinhos e un Lamela acquistati rispettivamente a 5,7 e 17 milioni, sono stati incassati 31 e 30 milioni. Ma per una plusvalenza totale di oltre 40 milioni, ci sono molte altre storie andate diversamente. Ad esempio quelle degli attaccanti Tello (1,2 milioni) e Stoian (1 milione), oppure di Piris (700 mila per il prestito, non riscattato), Golubovic (1 milione), Sanabria (4,9 milioni), Jedvaj (5 milioni, oggi in prestito al Leverkusen che forse lo acquisterà limitando il danno), Paredes (per ora in prestito oneroso). Ed infine i due grandi colpi della scorsa estate: il talentino Uçan dal Fenerbahce (4,75 milioni per il prestito, per un valore totale di 11 milioni) e Iturbe (pagato tra cartellino e commissioni 28 milioni).

Ora non serve una laurea in matematica per capire come le plusvalenze generate dalle cessioni di alcuni importanti calciatori (ultimo in ordine di tempo è stato Benatia) siano state di fatto bruciate in investimenti sbagliati. La Roma è inoltre attesa entro marzo dal giudizio dell’Uefa sul rispetto delle norme di Fair Play Finanziario (sanzioni probabili) e non è un mistero che sia necessaria una certa iniezione di liquidità entro fine stagione per sistemare il bilancio, senza dimenticare che proprio entro giugno andrà riscattata la seconda metà di Nainggollan per la quale il Cagliari chiede almeno 12 milioni. Da vedere quale calciatore finirà sacrificato per necessità (Strootman? Destro? Gervinho? De Rossi?).

E questo sarebbe “il miglior direttore sportivo italiano”, che non sbaglia mai un colpo…
Andrea Iovene

*Fonte per i trasferimenti: Transfermarkt

ilnapolista © riproduzione riservata