
“Ireland, Ireland, together standing tall. Shoulder to shoulder, we’ll answer Ireland’s call!”. Così recita il ritornello dell’inno nazionale irlandese, e lo “spalla a spalla” campeggia anche in cima al sito ufficiale della Federazione di rugby, con l’hashtag #shouldertoshoulder.
All’Irlanda del rugby lo slogan di beniteziana memoria sta portando decisamente bene: campione in carica del 6 Nazioni, un torneo che ha vinto meno volte di tutte le altre partecipanti Italia esclusa (20 volte in 114 partecipazioni considerando la lunga era del 5 nazioni), e dove vanta più cucchiai di legno di tutti (ben 36 di cui 16 perdendo tutte le partite), è quest’anno in corsa per la doppietta. Il XV guidato in panchina dal neozelandese Joe Schmidt e in campo da un brillante Jonathan Sexton che ha preso le redini del dopo-O’Driscoll, ha iniziato alla grande l’edizione 2015 con due vittorie in due partite: la prima molto larga a Roma con l’Italia, la seconda dopo la durissima battaglia di Dublino contro la Francia. I ragazzi in verde hanno così replicato la storica ultima giornata del 2014, quando un incredibile 20-22 a Parigi consegnò loro il trofeo vinto per l’ultima volta nel 2009. Adesso ad attenderli, il prossimo 1° marzo, c’è il derby con l’Inghilterra: la sfida delle sfide, che in caso di vittoria può davvero significare doppietta.
Il successo dello #shouldertoshoulder va però ben oltre il campo di gioco. E anche qui, come nella Napoli che sogna Benitez, ha dovuto farsi forza partendo da un contesto non proprio ideale. Benché Forbes consideri l’Irlanda il quarto miglior Paese del mondo dove fare business (grazie al suo speciale regime fiscale), a Dublino e dintorni la crisi si è respirata almeno come in Italia: debito pubblico al 124%, crescita ferma allo 0,6% e soprattutto disoccupazione al 13,5%, dato superiore (anche se non di molto) e quello italiano e alla media europea.
Eppure la Federazione di rugby è riuscita a creare un modello virtuoso e, come accaduto poche altre volte nella centenaria storia di questo sport, vincente. L’esercizio 2013-2014 ha infatti chiuso con un surplus di 7,3 milioni di euro e soprattutto con ricavi da record, vicinissimi ai 70 milioni. Di questi 70 milioni la maggior parte sono arrivati dall’attività della Nazionale (che a settembre sarà impegnata nella Coppa del mondo, nello stesso girone di Italia e Francia) e dalla vendita dei biglietti: rispettivamente 33 e 16 milioni di euro. Solo 3 milioni di euro, una cifra contenuta considerando che da quelle parti il rugby è come per noi il calcio, è invece arrivato dalle sovvenzioni del Governo.
Ma in particolare è interessante andare a vedere dove sono stati fatti gli investimenti. La distribuzione dei fondi è stata infatti capillare e quasi sempre in crescita rispetto al 2012: così il finanziamento per l’under 19 è passato da poco più di 80mila euro a 114mila, e il sostegno a club e scuole è pari a quasi 1,2 milioni di euro nell’ultimo esercizio. La vera sorpresa arriva poi dal settore femminile: oltre che sui ragazzi, la Federazione irlandese ha deciso di puntare fortissimo sulle donne. La voce di spesa per le quote rosa è tra le più alte ed è più che raddoppiata in due anni: dai 681mila euro stanziati nel 2012-2013 agli 1,43 milioni dell’anno scorso. Del resto il settore è in piena espansione: in Francia, Inghilterra e Irlanda le partite del 6 nazioni femminile vengono trasmesse in diretta tv e Irlanda-Francia (che in questo caso ha visto l’affermazione delle francesi) è stata vista da 1 milione di spettatori.
Giuseppe Baselice