Apprendo dalle cronache che, in occasione della partita con l’Inghilterra, allo Juventus Stadium è stata coperta la scritta che, di fatto, inneggia ai 32 scudetti vinti sul campo.
La questione è nota. 2 scudetti sono stati revocati per via di calciopoli (di recente il ramo penale della vicenda si è chiuso con la prescrizione di alcuni imputati eccellenti). La Juventus ha deciso, con la scritta in questione, di sbattere in faccia all’Italia che le sentenze non contano. Conta il “campo” e, quindi, sono 32.
Ora arriva la nazionale è la scritta viene occultata per qualche ora con una foglia di fico gigante sulla quale è scritto “benvenuti”. Da quel che si legge, pare che i tifosi si siano indignati e abbiano deciso di esporre striscioni e bandiere con il numero 32.
Nella spirale dell’indignazione c’è pure chi si indigna per l’indignazione dei tifosi.
Nel mio piccolo mi indigno un pochettino anche io. Per l’ipocrisia del calcio italiano.
Tutte le squadre di serie A (e anche quelle europee in occasione delle coppe) e 6 arbitri a partita possono andare allo Juventus Stadium e leggere che i bianconeri se ne infischiano della giustizia sportiva e la nazionale, invece, no?
Non solo, ma sulla panchina della nazionale in nome della quale oggi si copre la scritta, siede un allenatore che a domanda precisa su quanti titoli abbia vinto la Juventus, risponde di sapere solo quanti titoli ha vinto da giocatore e da tecnico (8 per la precisione) e che, a sua volta, con la giustizia sportiva ha avuto a che fare come imputato per frode sportiva, patteggiando 3 mesi di squalifica.
La squalifica non ha impedito alla Figc di assumere Conte come commissario tecnico della Nazionale. D’altra parte, come sappiamo bene, a capo della Figc siede un signore, Carlo Tavecchio, al quale recentemente sono stati inflitti 6 mesi di squalifica dalla Fifa per razzismo.
Fifa a capo della quale siede Joseph Blatter che… lasciamo stare.
Alla fine, stai a vedere, i più coerenti di tutti saranno i tifosi che alla partita andranno con il 32 in bella vista. L’importante, comunque, è non indossare magliette inneggianti alla libertà di detenuti. In quel caso, si sa, volano Daspo.
Fabio Avallone