ilNapolista

La stagione del Napoli in sei atti, dal Bilbao alla Roma. E il finale è ancora da scrivere

La stagione del Napoli in sei atti, dal Bilbao alla Roma. E il finale è ancora da scrivere

È il calcio il problema. O meglio, il problema è l’essere tifosi e l’essere guidati dalla passione. O meglio ancora, non è che sia un problema essere tifosi in quanto tali, il problema è che talvolta da tifosi si è vittima di fenomeni strani quali ad esempio l’amnesia selettiva, una memoria ballerina e via così.

Quando si cade vittime di questi impicci non c’è miglior rimedio di quello di riprendere in mano i fatti, le evidenze e i dati per dare una bella rinfrescata ai pensieri prima di finire impiccati alle proprie premature sentenze definitive. Per questa ragione è utile fare un bel resoconto di questi otto mesi del Napoli per mettere i punti e le virgole al posto giusto e decidere il da farsi.

Primo Atto – L’estate sta finendo

La stagione del Napoli è iniziata presto, troppo presto, con il preliminare di Champions League. Di fronte agli azzurri l’Athletic Bilbao che preparava la doppia sfida dai primi di luglio con tutti gli effettivi disponibili, mentre metà della squadra napoletana era in Brasile per i Mondiali. Un handicap di efficienza che il Napoli ha pagato caro sul piano della brillantezza soprattutto nella gara d’andata quando non si è andati oltre l’1-1. La partita del San Mames è stata una sorta di film horror, per gli errori commessi dai giocatori azzurri. Si esce dalla Champions ancor prima di cominciare e cala sulla squadra una cappa di sfiducia e delusione opprimente.

Inizia il campionato con una rocambolesca vittoria in trasferta sul Genoa per 2-1, un risultato che sembra raddrizzare in parte gli umori dei tifosi, ma subito ci si ferma per le gare delle nazionali. Alla ripresa del campionato c’è il Chievo ospite al San Paolo in una partita davvero incredibile, il Napoli realizza oltre 30 tiri verso la porta dei clivensi e Higuain fallisce un rigore. Alla fine gli avversari capitalizzano una delle due sole occasioni create e si perde 0-1.

Dopo quattro giorni comincia l’Europa League in uno stadio semivuoto contro lo Sparta Praga, teoricamente la seconda forza del girone, il Napoli subisce un gol in avvio ma rimonta e vince bene 3-1. Il clima intorno alla squadra è sempre freddo, gli azzurri vanno a Udine e giocano una partita che alla peggio poteva finire 0-0, ma perdono incassando gol sull’unico tiro in porta degli avversari. Non c’è tempo di fermarsi a pensare perché c’è subito il primo turno infrasettimanale della Serie A, si gioca Napoli-Palermo: partenza fulminante e subito avanti 2-0, ma grazie ad errori banali quanto incredibili si finisce 3-3. 

Secondo Atto – Ricominciare

La tensione è ormai alle stelle e si va a Sassuolo in una partita che sembra il prologo alla fine del mondo, il Napoli pur non giocando in maniera spettacolare centra il successo con il minimo scarto. Si va in trasferta a Bratislava con ampio turnover, l’avversario è abbordabile e gli azzurri portano via un 2-0 che è utile per il morale. La domenica seguente arriva il Torino al San Paolo, non c’è il tempo di sottolineare quanto siano scorbutiche da affrontare le squadre di Ventura che i granata vanno in vantaggio con una rete di Quagliarella. Da lì in avanti è un monologo azzurro, la squadra attacca incessantemente producendo occasioni e conclusioni che consentono a Gillet di mettere in scena il suo personale show. Ma il Napoli riesce a pareggiare, cross di Zuniga per la testata di Insigne che dopo pochi minuti a sua volta serve l’assist per la rete di Callejon. Non è banale sottolineare l’importanza di Zuniga in chiave di variabile offensiva, o di quante volte Insigne sia stato decisivo per le reti di Callejon.

Altra sosta per le nazionali, al ritorno c’è l’Inter dell’ex Mazzarri a San Siro. Il Napoli controlla la partita senza grandi problemi trovando il gol per due volte nel finale di gara, subendo però per altrettante volte la disperata rimonta dei nerazzurri sull’orlo di una crisi di nervi. Critiche come se piovesse su Benitez, la squadra, la società e chiunque si trovi per caso a passare da quelle parti. Non sembra esserci limite al peggio quando il giovedì seguente arriva la sconfitta per 2-0 a Berna contro lo Young Boys, risultato che produce reazioni inconsulte e una prima contestazione di tono più cattivo. Ancora una volta sull’orlo del baratro nel giro di due mesi, c’è molto da reggere in termini di pressione per un gruppo che sembra ancora frenato mentalmente dall’esprimersi sui suoi livelli. Nel frattempo la squadra comincia a perdere pezzi. Michu che sembrava finalmente star entrando nei meccanismi di gioco (buoni i suoi 45’ con il Torino), si ferma, seguito a ruota da uno Zuniga mai recuperato a pieno dall’infortunio della stagione precedente.

Il Napoli ospita il Verona, subisce gol dopo 45 secondi da Halfredsson. Potrebbe essere il colpo che affonda la barca ma la squadra gioca come se niente fosse e alla fine asfalta l’Hellas per 6-2. In questa partita il Napoli ritrova il suo pubblico. Ancora un turno infrasettimanale, questa volta a Bergamo, dove il Napoli riprende da dove aveva finito con il Verona: controllo del gioco, occasioni in serie, Sportiello che fa il fenomeno, ma sull’unica azione orobica si subisce il gol. La reazione rabbiosa porta al pareggio. Nei minuti finali Higuain sbaglia il rigore della vittoria ma c’è ancora tempo per creare un’ulteriore palla gol sventata dal portiere avversario: è solo 1-1.

Al sabato tocca affrontare la Roma. Il Napoli continua a giocare un calcio fantastico annichilendo i giallorossi in un primo tempo,che potrebbe chiudersi già 4-0, invece si va al riposo sull’1-0. Gli azzurri non tremano e finisce 2-0. È la partita che rilancia le ambizioni degli uomini di Benitez che si gode tra l’altro la definitiva affermazione di Insigne quale uomo chiave, non è più il ragazzo che si intestardisce nel dribbling o nel tiro, è l’uomo squadra dai piedi del quale passano tutte le trame offensive, capace di innescare con facilità sia Callejon che Higuain. Lo Young Boys rende visita agli azzurri che, sebbene con un’ampia rotazione, realizzano tre reti ribaltando il risultato dell’andata. Poi si va a Firenze e si vince 1-0 con un po’ di sofferenza finale, giocando una partita da grande squadra, una vittoria che però costa carissima perché Insigne si rompe mandando completamente in fumo gli equilibri di squadra che con tanta fatica erano stati costruiti. 

Terzo Atto – L’inverno del nostro scontento

Ancora una sosta al rientro della quale alla lista degli indisponibili si aggiunge anche Mertens che nel frattempo aveva rimediato un trauma cranico in nazionale. In questo momento il Napoli ha Higuain, Zapata, Callejon, Hamsik e De Guzman, solo 5 giocatori da ruotare sulle quattro posizioni d’attacco e tante partite ravvicinate da giocare. Arriva il Cagliari a Napoli. Azzurri avanti 2-0, producono un bel po’ di occasioni accompagnate però da errori difensivi che costano un altro 3-3. Torna l’Europa League e il Napoli va a Praga a prendere uno 0-0 senza rischi che garantisce di fatto il primo posto nel girone. Dopo tre giorni di nuovo in campo in trasferta a Genova contro la rivelazione Samp. Il Napoli controlla agevolmente il match eppure subisce l’ennesimo gol frutto di un’incertezza e rimane in inferiorità numerica. Nel finale di gara rientra Mertens ma è Zapata a trovare la rete del pari (non sarà l’ultima volta). La fatica comincia a farsi sentire perché, oltre alle scarse rotazioni davanti, anche tra i terzini ci sono problemi con Mesto ancora non pienamente disponibile ed i soli Maggio e Ghoulam a tirare la carretta.

Viene il turno dell’Empoli al San Paolo, la squadra di Sarri gioca bene contro un Napoli non pervenuto nel primo tempo. Poi gli azzurri trovano il pari in pochi minuti e sfiorano la vittoria all’ultimo assalto, con una conclusione volante di De Guzman sventata da Sepe. Si affronta l’ultima gara del girone di Europa League, è una formalità (2-0) contro lo Slovan, ma tocca comunque giocare i 90’, una fatica supplementare della quale si paga probabilmente il conto la domenica con il Milan che batte un Napoli evanescente per 2-0. Probabilmente la peggior gara della gestione Benitez.

Quarto Atto – Su la testa

E di nuovo l’ambiente collassa sotto il peso di un’allucinazione collettiva che impedisce di guardare in faccia la realtà, e spinge la situazione sull’orlo del precipizio per la terza volta in pochi mesi, una situazione che anche a guardarla adesso non cessa di sembrare assurda. Due partite alla sosta invernale, quella casalinga contro il Parma, regolato per 2-0 e poi la finale di Supercoppa a Doha. Una Supercoppa allora giudicata pesantissima, anche per riscattare la delusione di Pechino, ma chissà perché oggi viene valutata come fosse il Trofeo Birra Moretti. Il Napoli è talmente sotto pressione che non esiste un solo giornalista che non consideri la Juventus come netta favorita per la conquista del trofeo. Eppure il Napoli gioca a tratti un buon calcio e produce anche più palle gol degli avversari, riuscendo a pareggiare nel finale con Higuain il gol che Tevez aveva siglato all’alba della partita. Stessi marcatori anche nei supplementari e si va ai rigori dove Rafael è decisivo per la vittoria con la paratissima all’ultimo rigore.

Dopo la sosta è di nuovo campionato, tocca al Cesena che viene servito con un 4-1 a domicilio, sembra il modo giusto di preparare la sfida alla Juventus, ma nel frattempo a Michu, Zuniga, Insigne si va ad aggiungere Ghoulam impegnato in Coppa d’Africa, mentre dal mercato arrivano Strinic e Gabbiadini. Con la Juventus la partita è un po’ strana, i bianconeri hanno grande voglia di rivalsa dopo la Supercoppa persa e vanno in vantaggio con una prodezza di Pogba, pareggia Britos e il Napoli accelera per vincere ma viene stroncato da un discusso gol di Caceres, poi triplicato nel recupero da Vidal.

È la domenica del “ci può stare” che manda in tilt i salotti tv, in altri momenti avremmo finito per rimuginare per mesi su quella partita e invece si va a Roma e si porta a casa la vittoria contro la Lazio. Con qualche apprensione viene battuta l’Udinese ai rigori in Coppa Italia e poi si vincono di fila Genoa, Chievo, Inter (Coppa Italia) e ancora Udinese. Gli innesti di Strinic e Gabbiadini risultano decisivi a più riprese consentendo tra l’altro a Benitez di gestire meglio le rotazioni. E invece arriva la sconfitta di Palermo per 3-1, con la squadra stordita dall’errore di Rafael (l’unico veramente decisivo commesso in stagione e che gli costa il posto) e i rosanero che in contropiede fanno sfracelli. Si torna a viaggiare in Europa fino a Trebisonda dove un bel Napoli rifila un 4-0 ai turchi, messi KO in meno di mezz’ora. Segue la vittoria casalinga contro il Sassuolo per 2-0 e il successo per 1-0 nella gara di ritorno contro i turchi. La squadra sembra complessivamente in un buon momento, anche se nei finali di gara sembra sempre un po’ stanca. 

Quinto Atto – Le fatiche di Sisifo

La trasferta successiva è a Torino contro i granata nel loro momento di massima condizione dopo l’impresa compiuta al San Mames, il Napoli senza meritare perde la partita grazie a un’incornata di Glik su calcio d’angolo concesso su retropassaggio da centrocampo di Koulibaly quando i granata erano ormai rintanati nella loro trequarti sotto la pressione degli azzurri.

Dopo il Torino, l’altra squadra in forma strepitosa è la Lazio, e sono proprio i biancocelesti ad ospitare il Napoli nella semifinale di andata di Coppa Italia. Nella prima frazione i padroni di casa spingono e trovano il vantaggio; nella ripresa il Napoli pareggia e sfiora la vittoria a più riprese. Gli azzurri perdono anche Gargano, tra i migliori fino a quel momento. Piove sul bagnato perché anche Strinic si ferma. Meno di tre giorni e si è di nuovo in campo contro l’Inter, ancora una prestazione super degli azzurri che schiantano gli avversari per 70’, poi calano e subiscono il pari nel finale su un rigore a dir poco generoso. Si arriva agli ottavi di Europa League, l’avversario è l’ostica Dinamo Mosca che neanche a dirlo gela il San Paolo dopo pochi minuti passando in vantaggio, ma i partenopei reagiscono e con un grande sforzo ribaltano il risultato fino al 3-1 finale. Per la terza trasferta di fila si incontra una squadra nel suo momento migliore: il Verona ha più energia ed intensità degli azzurri e li batte per 2-0 sfoderando una gran prestazione sebbene il gol del vantaggio sia per lo meno viziato da un fallo di Toni. Si va a Mosca per la temuta trasferta, di fatto il Napoli senza grossi patemi contiene gli attacchi dei russi, rendendosi a sua volta pericoloso in più occasioni, finisce 0-0 e si va ai quarti di Finale come non accadeva dal 1989, non una cosa da poco.

Arriva poi l’Atalanta in visita, il Napoli gestisce la partita, si trova anche in superiorità numerica e quando sembra ormai sul punto di mettere a segno il gol della vittoria subisce una rete chiaramente irregolare e si trova ad inseguire. Numerose sono le occasioni sbagliate fino al pareggio di Zapata che con un gran colpo di testa sigla l’1-1 finale. E siamo all’ultima sosta per le nazionali, al rientro il Napoli gioca a Roma, la partita è più che buona con numerose occasioni create per segnare a De Sanctis nel primo e nel secondo tempo, ma sono i giallorossi a sfruttare un errore a centrocampo e un veloce contropiede. Finisce 1-0 per la Roma. L’unica buona notizia è che Insigne rientra in campo dopo 5 mesi.

Sesto Atto – Un finale tutto da scrivere

Questo lungo riepilogo è utile a mettere in fila tutti gli eventi della stagione fin qui disputata. È chiaro che il Napoli ha commesso errori (tante banali palle perse, troppe imprecisioni nelle conclusioni a rete), talvolta Benitez ha sbagliato qualche scelta, a volte semplicemente la squadra non ha indovinato l’approccio. Anche se a qualcuno può non piacere leggerlo, hanno giocato un peso rilevante anche i postumi del Mondiale, che hanno condizionato il rendimento della prima fase di stagione, hanno pesato purtroppo gli infortuni, ma è francamente inutile star qui a far la lista degli errori e delle giustificazioni.

A nove giornate dal termine del campionato, sebbene le cose si siano complicate per raggiungere il terzo posto, nulla è ancora deciso per quel piazzamento e il Napoli è ancora in corsa per conquistare altri due trofei, oltre a quello già messo in bacheca.

Quest’ultimo atto non ha ancora una sceneggiatura scritta, e accanto alla squadra sono proprio i tifosi ad essere chiamati a scegliere quale parte recitare, se agire da comparse e fermarsi agli errori commessi giudicando senza prospettive questo finale oppure se essere protagonisti sostenendo la squadra al di là di quegli errori e dei limiti dimostrati per provare a raggiungere i traguardi che sono ancora lì, davanti al Napoli.
Andrea Iovene

ilnapolista © riproduzione riservata