Caro Max non deporre quella bandiera nel cassetto, al limite sostituisci il faccione di Benitez con la parola speranza, e continuala a sventolare, perché siamo in tanti a credere in quella utopia. Il livore e l’infantile auto-lesionismo che viene fuori dall’articolo che il Mattino, di fatto, ti dedica, è una ulteriore verifica che avevi visto giusto. Sperare che persino Napoli e il Napoli potessero ambire a una dimensione internazionale, lasciandosi alle spalle provincialismo ed autoreferenzialità, ti viene addebitato come un grave peccato. Presuntuosi e velleitari questi pseudo-intellettuali del Napolista che non sanno niente di calcio, non bivaccano nei salotti delle tv locali, non passano le loro giornate fuori i cancelli di CastelVolturno e poi vogliono insegnare ai soloni della napolitudine calcistica quello che è giusto o sbagliato.
In questa città se sei fuori dal coro diventi un avversario scomodo, un corpo estraneo da neutralizzare, soprattutto se parli di pallone e preferisci lavorare in libertà anziché piegarti alle flanelle. Accadde a noi la stessa cosa quando osammo organizzare il Te Diegum senza la benedizione delle solite parrocchie del tifo organizzato e delle redazioni sportive. Non c’entrano niente le alchimie tattiche e neppure i risultati. È il suo modo di essere e la sua mentalità che hanno di fatto reso Benitez un personaggio scomodo, l’antitesi della peggiore e più desueta napoletanità, perciò un nemico da abbattere. Complimenti a tutti ci siete riusciti, abbiamo perso una grande occasione per migliorarci ma forse è proprio questo che non fa comodo a nessuno.
Claudio Botti