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Dopo l’internazionalizzazione, al Mattino non sta bene nemmeno l’empolizzazione

Dopo l’internazionalizzazione, al Mattino non sta bene nemmeno l’empolizzazione

Dev’esserci un po’ di confusione dalle parti di via Chiatamone. La virata del Napoli di De Laurentiis ha colto in contropiede anche Il Mattino che pure, all’indomani della fine del campionato, aveva ammonito il presidente del Napoli: l’internazionalizzazione è un concetto da maneggiare con cura, stiamo attenti, e soprattutto riportiamo concettualmente e non solo il Napoli nella nostra città. Fulgido fu l’esempio di Paolo Cannavaro la cui estromissione venne additata dal quotidiano cittadino come uno dei principali errori della gestione dello spagnolo (non lo nominiamo nemmeno). Va qui detto, en passant, che in un anno di Distinti ne abbiamo sentiti di improperi (eufemismo) nei confronti dell’allenatore ma mai nessuno, nemmeno una volta, ha rimpianto il piccolo dei Cannavaro.

Torniamo a oggi. Il Mattino che ha lanciato l’allarme contro l’internazionalizzazione oggi, con un articolo a firma Maurizio de Giovanni, lancia una sorta di “contrordine compagni”. «Eppure – scrive de Giovanni – non riusciamo a scrollarci di dosso la sensazione che in questi giorni in cui sta nascendo il nuovo Napoli ci sia un certo pressappochismo imperante e anche un processo di empolizzazione che non ci può certo far piacere». L’empolizzazione. Va detto che in questo caso de Giovanni ha dato voce al timore di una congrua fetta di tifosi del Napoli: l’empolizzazione appunto, il modello Udinese di cui ha scritto oggi il Corriere dello Sport.

Ci sono però delle considerazioni da fare. Ricordando Marina Confalone nella scena della lavatrice in Così parlò Bellavista, verrebbe da dire: l’internazionalizzazione non ti va bene, l’empolizzazione nemmeno. Insomma, qual è il problema? De Giovanni ovviamente la soluzione (non la ricetta) ce l’ha: «Siamo preoccupati da loro e per loro, consapevoli che questa non è una piazza disponibile ad applaudire chi esce sconfitto dal campo, anche se ha giocato bene (aspetto molto ma molto triste, ndr). Una piazza forte di milioni di appassionati che vuole vincere, perché lo merita e perché è troppo tempo che non si vince (troppo tempo? ah già, quelle sono coppette, ndr). Una piazza che è disposta come nessun’altra a fiancheggiare e sostenere i propri beniamini, ma che in cambio vuole anche risultati, oltre che lo scontato impegno e l’ovvio sudore».

Se questa è una linea “politica”, non possiamo che fare i complimenti: sarà una linea vincente nei secoli dei secoli. Suggeriamo però di aprire gli occhi. La realtà si sta nitidamente srotolando. Poi, per carità, si può scegliere anche di chiedere la vittoria come Martini chiedeva l’albergo in “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Finché non arriva la signora Fletcher che ci manda a letto tutti quanti.
Massimiliano Gallo

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