Me l’aspettavo. Eccome se me l’aspettavo. Non poteva passare inosservato il cambio da Benitez a Sarri al quale si faranno le pulci per ogni minimo gesto, per ogni piccola frase.
Fare paragoni non è giusto. Ad un allenatore sono toccati grandi palcoscenici, all’altro molta periferia o poco più. Ad uno sono toccate (e toccheranno) strutture di prim’ordine con vialetti curatissimi ed erba curatissima, l’altro ha mangiato molta polvere su campi scalcagnati. Ma in tutto questo non ci sono vincitori. C’è soltanto la differenza che tocca a chi intraprende questo mestiere. Ci sono quelli che per diritto divino cominciano già dal Manchester o dal Psg o dal Barcellona (pur senza aver vinto nulla come Luis Enrique addirittura esonerato dalla Roma) poi vengono gli altri, quelli che allenano l’Akragas, il Vittoria, il Neapolis, l’Ostia Mare e via discorrendo. Questione di casta? Questione d’appeal? Non mi è mai piaciuta la definizione di “allenatore vincente”. Non vuol dire nulla, soprattutto se alleni la Juve e l’altro fa i salti mortali a Crotone.
L’allenatore vincente è quello che porta al titolo il Cesena. E ad oggi ancora non l’hanno inventato.
Real e Bayern sono due corazzatissime anche con me in panca una coppa di lega si sarebbe vinta lo stesso.
Vincente non vuol dire nulla. Come è inutile l’odierno paragone con le preferenze di Sarri per il centro di Castel Volturno snobbato da Benitez. Non si può non accettare il fatto di come Vinovo, Milanello, Appiano Gentile siano di gran lunga all’avanguardia. Non ammetterlo fa male prima di tutto al Napoli. Come inutili dovrebbero apparire (almeno per i competenti di questo sport) le sterili occhiatine di scherno che vedono il progetto passare da Mascherano all’albanese Hysaj.
Appare fin troppo ovvio come Benitez abbia sfruttato le sue conoscenze per chiamare direttamente i giocatori. A Sarri non viene (per ora) concesso nemmeno Martusciello! Ed è tutto dire. Ma siamo sicuri di aver visto un grandissimo Albiol? Siamo sicuri della forza di condottiero solitario dell’Higuain visto negli ultimi due mesi? (per chi scrive Cavani, a paragone, è di un altro pianeta). Siamo sicuri che pure le nostre nonne mai avrebbero fatto giocare Jorginho nei due di centrocampo? Sì, siamo sicuri.
Allora voglio dire una cosa forte, una cosa che mi piacerebbe scuotesse le coscienze rendendole meno partigiane facendole cambiare idea su come siamo sciocchi quando ci innamoriamo del nome così tanto per fare, perché va di moda (come Spalletti che non è stato richiesto da nessuno tranne che da noi o come Montella che non ha vinto nulla eppure ha visto una proposta a sei zeri!).
Il Napoli che dovrebbe nascere già mi piace.
Mi piace pensare che un allenatore come Sarri (con quella barba di due giorni) prenda a calci nel sedere giocatori mollicci (i nostri beniteziani sono stati talmente molli che ho il fegato in prestito). Mi piace immaginare un Napoli che corra di più, che giochi di più fronte alla porta e non eternamente alle sue spalle, un Napoli al quale riescano i passaggi di un metro. Mi piace un Napoli con Allan, Valdifiori, Hysaj, Reina. Mi piace pensare a un Napoli vincente al San Paolo almeno con Chievo, Atalanta, Carpi e Frosinone (con il Napoli appena passato non ne avremmo avuta la sicurezza).
Lo so, i nomi accostati all’azzurro da oggi fino al 31 agosto, saranno almeno 200, ma sognare in fondo è gratis.
Insomma, spendere poco non significa costruire un Napoli dimesso. Sarebbe troppo lungo l’elenco di quei giocatori per i quali sono stati spesi negli ultimi quattro anni fiumi di danaro e che hanno dato ZERO alla nostra causa. Perché si sa che si può spendere con incompetenza buttando i soldi dalla finestra.
Vincenzo Matteo