Poche ma sentite righe. Stamattina in tanti, compreso noi, hanno riportato sui social network la prima pagina dell’edizione napoletana (tenete a mente questo passaggio) del Corriere dello Sport. Il titolone in prima pagina effettivamente balza all’occhio: “Sarri, lezione a Rafa”. Col seguente sommarione, sempre in prima pagina: “Basta con l’integralismo di Benitez, il nuovo tecnico disposto a giocare con il 4-3-3 per sfruttare ai come Callejon e Mertens”. Titolo che non passa inosservato e che probabilmente prova a catturare qualche lettore e a sfruttare l’onda anti-Benitez su cui ora torneremo.
A Roma l’apertura è diversa (è naturale, un grande giornale ha diverse edizioni locali e quindi struttura le prime pagine in base ai luoghi di distribuzione). Nella cosiddetta edizione nazionale, del confronto tra Sarri e Benitez non v’è traccia. C’è solo un richiamino in prima pagina “Napoli, Allan in dirittura. Ekdal rifiuta”. Titolo che rispecchia due articoli all’interno. C’è un terzo articolo che si basa sulle dichiarazioni del ds Giuntoli a Sportitalia e si parla del 4-3-3. Va detto che Benitez non è mai citato. Né lui né il termine integralismo. C’è solo un passaggio, l’inizio dell’articolo, in cui è scritto: “Calcoli alla mano, quelli che ieri Maurizio Sarri s’è fatto in occasione del raduno, il Napoli non ha in rosa un trequartista puro, come lo intende lui, ma ha quattro attaccanti esterni. Tra l’altro uno meglio dell’altro: Callejon, Gabbiadini, Insigne e Mertens. Poker. Che fa proprio scopa con una certa idea tattica: il 4-3-3. E tanti saluti, almeno per il momento, all’amatissimo 4-3-1-2”. Di più non c’è, almeno nell’edizione nazionale.
Perché scriviamo questo? Perché capita che nel giornalismo articoli e titoli non coincidano. Ma, attenzione, la titolazione risponde sempre a un criterio. In tanti non siete stati nei quotidiani o in redazioni giornalistiche. Molto spesso, è prassi, gli articoli sono costruiti. C’è prima il titolo e poi un articoli che si uniformi a quell’intento. Non che sia falso l’articolo, si cercano notizie o interviste che vadano in quella direzione. Accade da sempre e ovunque, sia chiaro. Oggi la direzione sembra essere “asfaltare” Benitez, dimostrare che era un integralista, che ha sbagliato tutto, che ha portato il Napoli sull’orlo del fallimento. Non ci addentriamo sul perché, ne abbiamo scritto tante volte (l’ostracismo nei confronti Benitez va ben al di là del campo di calcio, è un tema culturale). Ci limitiamo a osservare questo fenomeno e siamo certi che non si estinguerà facilmente.
Basta poco per dedurlo. L’altra sera ho guardato una trasmissione sportiva a Canale 21. A un certo punto ho creduto che fosse una replica. Hanno parlato almeno trenta minuti – dico trenta – di Benitez. E il giorno dopo si sarebbe radunato il Napoli di Sarri. Insomma se non vogliamo chiamarla ossessione – qualcuno ci ha giustamente fatto notare che è una malattia – chiamiamola fissazione o come preferite, chessò Roberto, Antonio, Pasquale. Sta di fatto che oggi se un quotidiano, se il gruppo dirigente di un quotidiano, vuole provare a vendere qualche copia in più, presume di dover puntare sull’antipatia verso Benitez e finisce col “forzare” quel che effettivamente hanno scritto i giornalisti di quella testata. Insomma, a fare notizia è sempre e comunque Benitez. Si continua a parlare della donna (o dell’uomo) che ci ha lasciati. E quasi si trascura il nostro attuale partner.
Massimiliano Gallo