Amo il calcio, molti lo considerano una malattia, io no. Che senso ha associare una passione a qualcosa che ha come unico obiettivo quello di debilitarti? È come prescrivere a tutti coloro che adorano il mare una bella copertura antibiotica per impedire al batterio del piacere di popolare i nostri desideri.
Mannaggia a Peppino di Capri, mannaggia.
Il Napoli di Sarri m’incuriosisce, ho fiducia in quelli che d’estate girano in bermuda, inconsapevoli della portata galileiana del loro gesto. Sarà che per un tifoso le sensazioni valgono più dei curriculum vitae ma a me quest’uomo dall’aspetto cisposo piace, sembra giusto per un ambiente in perenne fibrillazione come il nostro.
Sabato mattina decidiamo di andare a Reggio Emilia, ci mettiamo giusto quattro secondi per trasformare una boutade in un viaggio organizzato nei minimi particolari, acquistare i biglietti è un gioco da ragazzi grazie al fattivo contributo di un agente di viaggio di Angri disposto anche a venirci a prendere al casello se “non incarrate la strada per arrivare al negozio”.
Partiamo alle nove del mattino assieme a qualche milione di immusoniti italiani costretti a rientrare dalle vacanze. Sono previsti settemila tifosi azzurri, sarà come giocare in casa anche per Sarri che giusto in casa, nelle sue precedenti esperienze calcistiche, avrà potuto contare su un sostegno tanto numeroso. Giunti in Emilia iniziamo a mandare a memoria il decalogo del tifoso in trasferta: attenzione a non restare isolati, non farsi assalire dalla sindrome di Totò e Peppino quando arriva il momento di chiedere come andare per dove dobbiamo andare, spostare il portafoglio nelle tasche anteriori del jeans, parcheggiare l’auto in un luogo sicuro, parlare il meno possibile perché l’accento è come un tatuaggio sulla fronte. Per cinque euro in più abbiamo acquistato il biglietto per un settore non dedicato ai tifosi azzurri e quindi ci aspettiamo di essere assediati dal nemico pronto a sbranarci appena la nostra fede sarà svelata.
Ma nulla è come sembra, niente traffico, in giro solo maglie, sciarpe e bandiere azzurre nelle mani di bambini che parlano come Nek e la Pausini. Nessun parcheggiatore abusivo ci avvicina chiedendoci di lasciare l’auto sul marciapiede alla modica cifra di 6 euro, la cosa ci rende diffidenti, lasciamo la macchina a malincuore e ci avviamo verso lo stadio. E qui restiamo sbigottiti, più che andare a vedere una partita di pallone sembriamo diretti ad un centro commerciale, ci accolgono bar e ristoranti, cinema e negozi di abbigliamento, c’è gente che esce e entra da un’enorme palestra. Sono le sette e nessuno è in fila per entrare allo stadio, solo noi. Sembriamo degli integralisti islamici cui hanno appena mostrato Maometto in giro per la moschea con due bionde e uno spritz in mano.
Decidiamo che è il caso di aprirci al nuovo credo e ci facciamo una bella sosta al ristorante giapponese e un giro tra le novità letterarie esposte in galleria. Entriamo allo stadio venti minuti prima della partita con uno stato d’animo confuso ma felice. I posti sono numerati (non siamo in tribuna ma nei distinti), la gente è cordiale, rilassata, nessuno ci guarda in maniera torva e nelle curve non sembrano esserci militanti dell’intifada pallonara. Esultiamo al gol di Hamsik senza timore alcuno e accettiamo con sportività l’urlo composto dei (pochi) tifosi locali al termine dei novanta minuti. Nessuna acredine, nemmeno nei confronti dei nostri che sembrano palesemente indietro di preparazione e ancora alla ricerca di un’identità tattica precisa. Ma nessun dramma, nessuna pesantezza, usciamo dallo stadio corrucciati dall’esito della gara ma felici. Perché il calcio è bello ma vissuto in un clima di civiltà, in un luogo confortevole e organizzato diventa una gran figata. A pensarci ora sembra di aver vissuto un’allucinazione, un’esperienza metafisica, un sogno. Per svegliarmi ho appena acquistato il biglietto di Curva per Napoli Sampdoria.
Ps. Grazie Silvio per essere un grande amico e un ottimo (e paziente) guidatore:15 ore di guida in meno di una giornata sono proprio tante!
Antonio Amoruso