Zdanov offre in anteprima ai lettori del Napolista l’editoriale che domani apparirà sul Quotidiano Collettivo Sarrita. Titoli suggeriti dalla Propaganda del Politburo riunito a Castel Volturno: “Attenti al Nuovo Sudore Organizzato” (per il Mattino); “Sarri tuta la vita” (per il Corriere del Mezzogiorno); “Hisaj, Aristotele e l’entelechìa” (per il Corriere dello Sport).
Maurizio Sarri, tuta la vita. Sì, tuta con una sola “t” perché il nostro condottiero è il primo monaco postkantiano e posthegeliano a indossare l’abito giusto in campo e l’immagine più bella di domenica scorsa, durante l’eroico pareggio con la Sampdoria, in cui la sconfitta è stata deviata dalla dita proletarie di Pepe Reina, guerrigliero ispanico, dicevamo l’immagine più bella di domenica scorsa è quella del nostro pensatore nativo di Bagnoli che sfida il caldo panamense (in pratica lo stesso dei Caraibi) con la giacca della tuta addosso. E vedere quella macchia di sudore che si allargava a mano mano sul petto è stato un esempio epico di pedagogia gramsciana. Sarri è stato il primo a sudare e se tutti, ma proprio tutti, ci siamo chiesti “pecché non si leva chella sfaccimma ‘e giacca”, lui ci ha sorpreso e spiazzato resistendo al caldo per alimentare il sudore. Un sudore che ci ricompensa dell’ennesimo sequel dell’Albiol dei morti viventi, remake difensivo cui i droni sinora non hanno assicurato il lieto fine.
I provinciali di tutto il mondo, in particolare quelli che s’inchinano a Madrid come alla Nuova Mecca del calcio, si ostinano a guardare la classifica tradizionale fatta di punti e gol fatti e subiti. Ma a noi che siamo sarriti dalla primissima ora non interessa. Interessa solo quella macchia di sudore sul petto del condottiero. In una mirabolante intervista, il grande Orrico ha detto che Sarri sta al calcio come Kant e Aristotele alla filosofia. “Ha messo in ordine i concetti del calcio, li ha organizzati a uno a uno”. L’organizzazione è tutto per Sarri, come nella famosa barzelletta a luci rosse, e la sua prima memorabile impresa è stata quella di adeguare l’attacco alla difesa e non viceversa. In fondo, a che serve segnare tanti gol?
Ai tempi di Aristotele, e nemmeno a quelli di Kant, non esistevano le tute. Questa è la sola differenza tra loro e il nostro condottiero, che i denigratori paragonano, sempre per la tuta, a un parcheggiatore abusivo, a un contrabbandiere, finanche a un sicario della mafia russa (ma senza il portachiavi in mano col simbolo della Bmw o della Mercedes). Uno dei concetti fondamentali della filosofia aristotelica è l’entelechìa, ossia la capacità dell’essere di muovere senza essere mosso. Ontologicamente appare una nozione complicata, ma il rendimento di Hisaj dimostra che l’entelechìa sarrita è sulla strada buona. La triade Aristotele-Kant-Sarri è la migliore risposta alla reazione fascista della propaganda obesa che è tornata in queste ore. Facciano attenzione questi signori. Adesso devono fare i conti con il NSO: il Nuovo Sudore Organizzato.
Zdanov (immagine del compagno Domenico Catapano)