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Il turn over è roba per americani, come quell’acqua sporca di Starbucks

Il turn over è roba per americani, come quell’acqua sporca di Starbucks

Facile adesso ora come ora dire che o prima o poi anche sulla ruota di Verona uscire sarebbe dovuto il due, ché sulla carta non poteva esserci nemmeno prepartita nonché che tra gli organici paragone alcuno è possibile, pur essendo meritoriamente capace il circolo di burraco clivense di esprimersi da molti anni con onore anche al di fuori di tavolino e panno verde, con risultati onorevoli sia in campo che nello speciale campionato dei bilanci, chissà che un giorno non si decida di tirarlo fuori questo benedetto albo d’oro e vedere che fine fanno le tre stelle pezzotte bianconere senza rigori inventati e plusvalenze farlocche degne di una macumba dei tempi d’oro del mago do nascimiento, noi tifosi le bottiglie le si tiene sempre al fresco, fateci se del caso sapere. Nel contempo frattempo meglio pensare solo al calcio giocato e gioire senza divieto di sosta di fronte all’ennesimo capolavoro di un grande, grandissimo allenatore che seppur qualche legittimo dubbio sollevato per forza di cose aveva ad inizio stagione non fosse altro che per curriculum vitis e prestazioni preoccupanti già nelle prime amichevoli stagionali, dimostrato ha anche a casa di quella malafemmena di Giulietta di aver plasmato una squadra che non solo gioca a memoria per aver a memoria assorbito gli schemi tosco-partenopei del coach sfumacchiante, ma che ne incarna alla perfezione anche carattere, spirito di sacrificio e propensione all’abnegazione che solo chi ha provato come non sa di sale, anzi proprio di niente, lo pane altrui può spiegare a dei ragazzotti in Caiènn che rischiano di sprofondare in una crisi di nervi già solo se restano senza lime nella cahipirigna, figuriamoci ad andare in ritiro senza playstascion e letterine di turno. Soddisfazione allora se possibile persino doppia, perché alla prestazione aggiungere si deve la lusinghiera classifica e soprattutto la tanto sospirata guarigione dalla sindrome di Gulliver che tanti punti aveva fatto lasciare per strada a questo punto già tutti da san Martino salutare avremmo potuto.

Chievo comunque insegna anche altro, ad esempio che squadra che vince non si cambia, che il famoso turnover è roba che non rispecchia le nostre tradizioni e va lasciato agli americani assieme a quell’acqua sporca che nemmeno regalata il tifoso accetterebbe da starbucks, che dopo la sonora lezione impartita a Gandalf il grigio anche il risultato di ieri ben più rotondo avrebbe meritato di essere se solo i legni non si fossero opposti alla furia di Pipita e che comunque fare gol a questo Napoli sembra essere sempre più mission impossible per chiunque tenti di affacciarsi dalle parti di Pepe, Kuli e Albi, monumentali nell’obliterare gli avversari e rendere così indolore anche una prestazione solo normale di Lorenzigno, nel mentre Allan dimostra sempre più fisicità e sapienza tattica e persino Calle sembra essere maturato completamente e avere capito quando è tempo di offendere e quando di contenere, e aivoglia a dire che con l’omino Michelin segnava di più, i gol fanno lievitare statistiche e cartellini, per rimpinguare la bacheca serve ben altro.

Merito indiscusso di Sarri, sicuramente, a cui sarà ben presto il caso di affidare non solo la squadra ma anche l’organizzazione della notte bianca al Vomero, prima di capire se davvero legittimo è il sognare del tifoso ossia se il palazzo per una volta è con noi o contro di noi, e a pensare male ancora una volta si fa certo peccato ma al solito ci si azzecca se già processare si vuole il presidente non per l’affaire Soriano ma per un banalissimo chi so io e chi si tu che ai bei tempi che furono si risolveva tra amici davanti a un caffè, nel mentre adesso c’è chi vorrebbe portarla per le lunghe come nemmeno la sagra dei funghi di Cusano Mutri, proprio quando la Viola s’è sciolta come un super santos al sole, l’Inter è passata dalle goleade estive a mendicare pareggi a destra e a manca e la Roma sembra molto più fortunata che attrezzata per il grande obiettivo, claro a meno che non decida di giocarsi quel che resta del girone cémpions alla Astana maniera, ma ad oggi è francamente improbabile. Meglio quindi guardare in casa propria e stringersi attorno a questi ragazzi, previa emanazione d’urgenza di ordinanza sindacale che fissi il tetto massimo dei prezzi in curva. Giova ribadirlo, anche a costo di essere noiosi: per vincere ci vogliono undici leoni, ma soprattutto il cuore dei tifosi.
Otto Tifoso

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